I chatbot sono un surrogato di un assistente personale. Programmi che simulano conversazioni più o meno complesse e sono utilizzati nei centri assistenza on line, guide d’acquisto e primo contatto.
In realtà esistono da almeno 20 anni e fa il suo esordio nel campo del gaming. Le conversazioni tra macchina e umano infatti sono state la base del successo dei video giochi della consolle più famosa al mondo. Ma perché se ne parla tanto in questo nel web marketing e a cosa serve realmente una chatbot.
Iniziamo col dire che la comunicazione subisce delle variabili impossibili da prevedere, dettate dall’uomo, dall’ambiente, dall’empatia, dal grado e conoscenza linguistica e via dicendo. Quando si entra in chatbot, l’assistente virtuale è programmato per un numero di combinazioni e risposte a domande o interazioni. Più si eleva la complessità, più si rischia di avere una comunicazione inefficace. Tuttavia un processo lineare di chatbot sembra facilitare il processo di acquisto online. E’ evidente dunque che la chatbot possa avere due risultati ben diversi.
THE NEXT BIG THING : la chatbot come sistema automatico di risposta breve ed immediata, assistenza rapida ed efficace alle F.A.Q. e indirizzamento al processo di acquisto guidato. Può risultare vincente ma attenzione a programmarlo bene. Se un cliente è pernicioso e richiede particolari informazioni, dettagli su fiscalità dei prodotti, nomi di materiali, potreste incorrere in una figuraccia.
FLOP: prendete ad esempio SIRI o CORTONA le chatbot di Apple e Microsoft. La loro capacità di risposta è vastissima ed è dovuta al riconoscimento vocale di parole presenti nel web. In alternativa, cambiando linguaggio, il rischio è quello di sentirsi rispondere continuamente “non ho capito bene”. Se ciò accadesse in una tipica chat di messaggistica online il risultato sarebbe solo uno: la perdita del contatto/cliente.
Quindi il futuro è sempre più automatizzato ma ATTENZIONE: a parlare siamo bravi tutti, anche le macchine, ad ascoltare e capire in pochi umani, figuriamoci le chatbot.
Vi suggerisco anche di non scaricare i plugin attuali per i principali CMS, sono assolutamente limitati. Aspettate che qualche sviluppatore serio si interessi alla questione, probabilmente il 2018 ci regalerà qualche soddisfazione.
Il 23 e 24 giugno a Rimini è andato in scena il WMF17 , il festival dedicato al web marketing. Tra novità, aggiornamenti e conferme l’evento ha seguito un fil rouge basato sui “100 passi” da compiere. Sul palco si sono alternati in tanti, moderatori, relatori, profili di prestigio, penne e tastiere del più alto giornalismo italiano. L’apertura ha visto i Modena City Ramblers aprire il meeting proprio con l’omonima canzone “i 100 passi”, canzone che racconta la storia di Peppino Impastato. Da subito si comprende che sarà un WMF con uno sfondo fortemente etico. I 100 passi devono essere compiuti proprio in queste direzioni:
Un fitto calendario che ha visto susseguirsi tantissimi interventi. SEO, SEM, Social media e tanto altro ma vediamo di riassumere.
Le social media strategy si fanno sempre più complesse. Non basta conoscere un social network site ma sviluppare strategia su misura. Organico e a pagamento sono due dimensioni ormai parallele ed imprescindibili. I social si trasformano in strumenti di comunicazione digitale avanzata, si producono lead per generare liste di potenziali clienti interessati a prodotti e servizi. L’interazione evolve, in maniera automatizzata. Nascono le chatbot e diventano sempre più strumento di conversione all’acquisto durante il percorso decisionale o in fase di assistenza. La cura dei dettagli, la grafica, la qualità dei contenuti sono tutte peculiarità di un mercato che tende sempre più alla specializzazione. E-commerce e profili professionali, servizi e supporti, vengono presentati in questa quinta edizione. Il digital divide resta un problema evidente e mentre cresce la fruibilità mobile, resta fermo l’ambito e-commerce. Poco sfruttata la frontiera dell’esportazione online.
Insomma si tratta di una fase storica per il web marketing. Profilazioni sempre più dettagliate, azioni curate e strumenti specifici. Questa è la direzione giusta per tenere lontano dall’ambito professionale tanti ciarlatani che, cavalcando la crescita degli investimenti nel web, si improvvisa esperto, social media manager ed invece gabba il cliente creando un danno d’immagine e credibilità all’intero comparto.
Le truffe su Facebook non rappresentano statisticamente un problema molto rilevante ma non è raro incappare in situazioni sgradevoli. Spesso dipende tutto dalle nostre impostazioni “privacy” o da troppa superficialità.
Partiamo con una premessa fondamentale: la rete non è mai sicura e tutto ciò che noi produciamo lascia una traccia. La semplice iscrizione a Facebook comporta l’indicazione di alcuni dati sensibili : sesso, luogo e data di nascita, oltre a nome e cognome. Dati con i quali per esempio è facile ottenere il codice fiscale. Vi sembra cosa da poco? Allora dopo l’iscrizione conviene rimuovere almeno il luogo di nascita.
Ma veniamo alle truffe su Facebook, almeno a quelle più diffuse.
SEXY CHAT. Non ti vogliamo smontare ma sappi che se sei incappato nella richiesta di amicizia di giovani, avvenenti e conturbanti ragazze, potresti non essere il più bello d’Italia ma semplicemente vittima di chatbot, programmi che generando profili falsi simulano delle conversazioni standardizzate. Sono belle, formose e sexy ma sono pericolose. Copia e incolla il loro nome su google e guarda cosa esce fuori potrebbe essere sufficiente questa accortezza. Oppure mettila alla prova con delle domande specifiche : “ti piace lo sport, quale pratichi, cantanti preferiti ?”. I bot solitamente sono configurati come SIRI, cioè risposte standard a domande frequenti o parole riconoscibili, trailo in inganno. Se su google non hai riscontri negativi e se alle domande risponde in maniera logica bene, cosa aspetti, è il tuo giorno fortunato 😉
FALSE LOTTERIE. Profili falsi che dicono di conoscerti o che sostengono di rappresentare aziende, enti o associazioni e ti cercano di rassicurare sulla veridicità della vittoria di un premio. Ti chiederanno l’IBAN per accreditarti il premio, indirizzo mail oppure luogo e data di nascita. Non esiste alcun premio, stanne alla larga. Un’altra delle truffe su Facebook è la FALSA EREDITA’. Ti dicono di essere il cugino, cognato, nonno di un tuo parente (facilmente capibile se indichi su facebook la parentela o deducibile dalle tue foto), ti chiedono di fidarti e perché avete in comune degli amici (richiesta fatta qualche giorno prima e magari accettata) e in cambio ti chiedono “solo” codice fiscale e residenza per mandarti un documento con cui ti viene riconosciuta una ricca eredità. Occhio anche a falsi notai.
In tutti i casi per difendersi dalle truffe su Facebook valgono sempre queste accortezze:
Fai attenzione a
Infine ricordati di segnalare tutto a Facebook da questa pagina cliccando su “Normative e Segnalazioni”, e alla Polizia Postale
Segreti e funzioni di Instagram che ti possono migliorare la vita, partendo dalla gestione della privacy al limitare le azioni altrui. Ecco qui alcuni utili suggerimenti per usare al meglio e in massima sicurezza Instagram. Tanto per cominciare recati nell’area impostazioni del tuo Instagram. La funzione è disponibile andando a cliccare, in basso a destra, la tua immagine profilo. Subito in alto a destra troverai la rotella delle impostazioni. Benvenuto.
Puoi decidere chi può vedere e rispondere alla tua storia. Basterà cliccare su
“impostazioni della storia” e andando su “nascondi la storia a” ti si aprirà l’elenco dei tuoi follower a cui negare l’accesso alle tue storie. Decidi chi potrà rispondere alle tue storie mettendo la spunta come in foto. Con la funzione “modifica profilo” ti sarà possibile cambiare la foto ed il nome del tuo profilo. Se invece vuoi rendere più difficile farti trovare ricordati di cambiare il nome account o ancora, potrai decidere se rendere il tuo account privato, mettendo semplicemente una spunta e solo dopo la tua accettazione potranno seguirti.
Puoi anche evitare di visualizzare gli annunci sui prodotti di Instagram mettendo una semplice spunta.
Se hai paura che qualcuno usi o guardi impropriamente il tuo Instagram pigia “modifica password” oppure attiva l’autenticazione a due fattori. Con questa opzione ti verrà inviato un codice alla mail con cui ti sei registrato e senza la quale ti sarà negato l’accesso. E ora veniamo ai tipici problemi di coppia. Un like di troppo, un commento sbagliato e ti ritrovi al tappeto. Un tempo eri single e riempivi di cuoricini le foto al mare e selfie piccantini? Ok, ora potrai andare nella pagina ” Post che ti piacciono” ed eliminarli prima che sia troppo tardi. Evita i commenti più spiacevoli, lesivi o pericolosi inserendo le parole da bloccare. Ultimo ma probabilmente più importante ricordati di pulire la cronologia delle tue ricerche.
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Con il termine cyberbullismo si indicano tutte la azioni moleste, aggressive e prevaricanti che si possono attuare per via telematica. Prima con sms, poi con i social. Il cyberbullismo ha visto crescere a dismisura i dati delle vittime e spesso qualcuno, troppi, ci hanno rimesso le penne. Per la vergogna, per l’imbarazzo, per un senso di vuoto incolmabile che un’offesa, tracciata in un’incancellabile percorso del web, provoca alle vittime.
Da tempo nella rubrica PSICOSOCIAL cerco di dare informazioni, suggerimenti e diffondere notizie che possono rendere il web un posto più sicuro, o almeno meno pericoloso. Precauzioni, consigli che dai social alla navigazione sul web possono farti evitare truffe, metterti in guardia da pericoli, e farti prendere coscienza degli derive che alcuni atteggiamenti possono nascondere in termini psicologici.
Da oggi c’è una legge che permette oltre all’identificazione del reato, e quindi le relative responsabilità e sanzioni da appllicare, l’identificazione di processi a supporto delle vittime. Anche i minorenni potranno richiedere la rimozione di contenuti lesivi o dannosi. Nelle scuole ci sarà un incaricato referente a supportare le vittime. Inoltre la legge prevede attività di sostegno, formazione e rieducazione. In termini tecnici ancora molto lontani dalla tutela dei minori e di repressione delle azioni di cyberbullismo, ma da qualche parte bisognava pur iniziare. Quanto meno da oggi nel nostro ordinamento rientra il concetto di cyber bullo.