Archivio delle categorie Consulenza e strategia politica

Il Conte di lotta, il Conte di Governo. Il Movimento 5 Stelle e il viaggio di ritorno

Dal 32 al 12%, venti punti percentuali in meno di consenso in 4 anni. E’ il costo in termini di elettorato per il  Movimento 5 Stelle, che in questa legislatura ha partecipato alla nascita di ben 3 Governi differenti.

Certo, non il periodo più fortunato della storia per essere al Governo, e a dirla tutta, anche i detrattori, dovranno ammettere che per essere la prima esperienza, in un contesto di Papete prima, pandemia poi, guerra dopo, sono stati più capaci di quanto non si cercasse di descrivere.

Se il consenso è il polso della politica, non ci si può non interrogare sul tracollo 5 Stelle.

Partiamo da una considerazione.

In politica la comunicazione è fondamentale, e se prima la Lega, poi il PD, affiancandosi al Movimento, sono riusciti per osmosi ad erodere l’elettorato 5 stelle e portarlo dalla loro parte, significa che l’identità costruita intorno al progetto politico, i toni, il frame, lo storytelling, non erano sufficientemente delineati.

Al netto di contraddizioni, errori politici, e valutazioni soggettive che spettano ad ogni elettore, il Movimento 5 Stelle ora si trova davanti ad una scelta forzata, ovvero quella di ritornare sul posizionamento di partenza. Riappariranno termini e temi “populisti” che ricalcheranno l’agenda politica. La lotta al mainstream e alle rappresentazioni giornalistiche. Si farà più forte la dialettica basata sulle priorità degli italiani, sulla lotta ai privilegi, torneranno le campagne sui tagli a stipendi, restituzioni e l’oppisizione alla “vecchia politica”.

Già in questi giorni, assistiamo ad un cambio repentino nei toni e nei modi di Giuseppe Conte, che neanche davanti ai peggiori giorni da capo del Governo aveva mai perso le staffe, alzando i toni o la voce. Oggi invece il cambio strategico netto. Più social, dirette Instagram, tono incalzante, volume più alto, mimica e gestualità più aspra e dura, pugni sul tavolo e parole chiave ripetute per rafforzare il senso di comunità originaria, post ideologica, digitale, green, pacifista e innovativa: progressista.

Insomma un ritorno alle origini? Non proprio, sarebbe poco credibile, ma sicuramente un tentativo di riposizionarsi in un’area meno affollata, distintiva del Movimento, che potrebbe portare nel giro di un semestre il Movimento a riposizionarsi tra il 15 ed il 17% prima della tornata elettorale e referendaria di giugno.

Conte gode di stima e consenso come leader, forzare la mano nel riposizionamento, potrebbe risultare poco credibile. I mesi di novembre e dicembre si mostreranno decisivi per il Movimento 5 Stelle, per determinare le scelte e le strategie in vista delle politiche 2023.

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Vincere le elezioni amministrative : i 10 comandamenti.

Vincere le elezioni amministrative? Ecco i 10 comandamenti.

In molti mi hanno contattato anche solo per una consulenza a distanza, per la propria campagna elettorale, chiedendo quali “cose” vadano fatte per vincere. “Voglio usare i social” o “vedi se puoi fare qualcosa con la grafica”. 
Ma per vincere le elezioni amministrative, in generale qualunque competizione elettorale, non è sufficiente organizzare una campagna di comunicazione, pensare ad un messaggio, a una grafica o usare bene i social, ma ci sono molti aspetti che non vengono tenuti in considerazione. Ed è opportuno che qui se ne parli una volta per tutte.

1- FATTORE TEMPO

A meno di enormi budget o di un personaggio molto forte e consolidato presso l’elettorato, esiste un tempo minimo di esposizione pubblica che deve essere garantita. Meno di 3 mesi, significa tentare la sorte.

2- MAPPA LA TUA AREA

Circoscrivi le zone, identifica luoghi, persone, problemi, risorse e opportunità delle diverse aree della tua città. Non supporre di conoscerla bene, il punto di vista è un altro.

3- ANALIZZA

Punti di forza e di debolezza del candidato (o soggetto della campagna). Minacce ed opportunità nel contesto elettorale. Benchmark: quale è il riferimento sul mercato, individua i concorrenti diretti ed indiretti, individua temi, elettorati, ASA (aree strategiche d’azione) per poter sviluppare un programma scandito sui temi più sentiti ed in linea con il tuo CV, con il tuo impegno e con la tua persona.

4- STRATEGIA

No, la campagna elettorale non è solo comunicazione. Accordi, programmi, sostegni, hanno bisogno di attenta considerazione. Studia le regole del gioco prima di giocare.

5- PROGRAMMA

Non lasciare nulla al caso. Avvicina intorno al tuo programma le risorse umane, economiche, e gli strumenti per poter portare avanti delle azioni condivise, efficaci ed impattanti.

6- PIANIFICA

La tua campagna deve essere riportata nero su bianco e considerare

a) Timing – quali tempi e in quanto tempo

b) Storytelling – quali temi

c) Frame – in che modo

d) Mood – quale insight trasmettere

7- MESSAGGIO

Chiaro, incisivo, unico e distintivo. Scegli un payoff che garantisca sintesi e trasversalità di riproduzione, facilità di propagazione. Sul cartaceo quanto sui social, deve essere un richiamo unico, coerente, rispetto alla tua persona, al tuo vissuto, al tuo programma, alla tua esperienza.

8- BRAND

Cura ogni aspetto della campagna come faresti per promuovere un brand. Tu ne sei il prodotto, e per stare sul mercato hai bisogno di un posizionamento chiaro e coerente. Da qui dipende l’uso degli strumenti di comunicazione, la scelta del comitato elettorale, toni, temi ed engagement che si potrà sviluppare con il tuo elettorato.

9 – MONITORA

Durante la campagna, fissa un giorno a settimana in cui monitori dati, raccogli informazioni. Crea un dataset composto da statistiche, accessi, flussi di dati provenienti da internet. Struttura un sito che possa avere delle call to action in grado di attirare sulle landing page i tuoi potenziali elettori. Analizza i dati dei social, metti a sistema le reazioni, il tenore dei commenti, e individua temi particolarmente sentiti.

10 – AGISCI / REAGISCI

Abbi la capacità di mettere in atto le indicazioni che arrivano da colleghi, amici, parenti, e soprattutto dai più soggettivi dati analizzati. Reagisci alle difficoltà, cerca di ribaltare alcune posizioni e situazioni scomode a tuo vantaggio. Rinforza i punti migliori evidenziandoli con lo stile che hai stabilito.

Se sei arrivato sin qui o sei un addetto ai lavori, o sei realmente interessato a vincere le elezioni amministrative. Alla prossima tornata non farti trovare impreparato CONTATTAMI anche sulla pagina Facebook

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Amministrative 2021: la situazione.

Il 3 e 4 ottobre si andrà a votare in 1.342 comuni, di cui 20 sono capoluoghi di provincia. Con l’attuale legge elettorale, nei comuni sotto i 15 mila abitanti, vincerà il candidato sindaco con maggiori preferenze, nelle città sopra i 15 mila, in assenza di una maggioranza superiore al 51% si andrà a ballottaggio.

Si andrà a votare con la solita incertezza, ma alcune considerazioni possono essere già fatti e con qualche pronostico che mi permetto di azzardare.


1- I leader sono tornati ad essere il centro della campagna elettorale.

I programmi e i progetti, lasciano spazio al clamore della star, alla piazza gremita, ai selfie. Nessuno escluso. 
E’ toccato anche a Giuseppe Conte, reo dell’investitura a leader del Movimento 5 Stelle, organizzare il tour dal sapore di tournee. Non più e non solo Salvini, che sdoganò il momento selfie, l’accoglienza da stadio, la folla che acclama e le tribù ballanti. Ora tocca a tutti, con diversa sorte, ma con piazze quasi sempre gremite, anche da controfigure piuttosto che vuote o photoshoppate.

2- Amici – nemici.

In Parlamento siedono quasi tutti insieme, in piazza se le suonano, nelle urne si accordano. Il detto marciare divisi per colpire uniti non è più una parola d’ordine, ora ci si muove in ordine sparso, città per città. Poi si vedrà. E’ il caso di PD e Movimento 5 Stelle, che creano giorno dopo giorno un fronte moderato-progressista, in cui però gli uni non si fidano molto degli altri. Lì dove il Movimento appoggia il PD sarà un trionfo, viceversa dove correranno sperati vedrete che randellate per il Movimento.

Stessa pratica per Lega Nord e Fratelli d’Italia. Alle prese con la bava alla bocca dei leader, in cui l’uno vuole essere più leader dell’altra, in un gioco al massacro fatto di nomine e candidature che neanche in un raduno di scappati di casa.

In tutti i casi arrivano i soldi del recovery fund, milioni di euro che le amministrazioni locali dovranno gestire. Vincere è bello, non perdere è meglio, perciò fair play.

3- Neo civismo.

La nuova strategia locale, trasversale, per evitare posizionamenti troppo rigidi, restare fluidi, a tratti liquidi. Il movimento del neo civismo è stato già sperimentato negli ultimi 10 anni, connotando però sempre delle identità e dei valori attinenti alla lista del candidato sindaco, perciò troppo esposta ad una scelta dicotomica: destra-sinistra, sindaco a o sindaco b. Il voto disgiunto favorisce la creazione di coalizioni con più liste, all’interno delle quali inserire sacche di voti, che confluiranno poi in apparentamenti con sorpresa finale. Il caso di Calenda a Roma è emblematico e vedremo quanti infiltrati nelle liste a sostegno di Raggi.

4- Astensionismo.

Il Governo Draghi, l’attesa per il Quirinale, il recovery fund, il post pandemia, sono fattori che hanno portato tutti ai blocchi di partenza, creando un unico blocco. Si fa fatica a rintracciare novità, anche lì dove le scelte definite coraggiose, ma in realtà scontate ed opportune, portano ad una crescita esponenziale, come nel caso di Giorgia Meloni, la cui leadership sembra chiusa all’interno delle mura di Fratelli d’Italia.

Salvini, silurato dall’interno, sembra perdere consenso e pezzi. Forza Italia con manovre ben più articolate si propone come forza di appoggio a chiunque purché non resti esclusa dalle principali poste in gioco. Conte è alla prima prova del fuoco, e dovrà osservare dove vince e dove perde. Una polveriera nella quale mi sento di anticipare che l’astensione sarà in netta crescita, ed il voto frammentato dai leader, polarizzato su alcune coalizioni.

5- Bipolarismo.

Il Movimento 5 Stelle aveva determinato la rottura dei due blocchi politici, contrapposti ma contigui, del centrodestra-centrosinistra. Adesso ne rideterminerà il ritorno. Come accaduto con la Lega Nord, il Movimento, per osmosi, travasa gran parte dei suoi consensi al partner (accadrà la stessa cosa con il PD).

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Scenari politici 2021, ecco perché non conviene a nessuno andare al voto, ma è l’unica soluzione.

Solo 1 anno fa, e durante parte della pandemia, a Matteo Salvini sarebbe fortemente convenuto andare ad elezioni. La Lega infatti ad inizio 2020 aveva nei sondaggi un consenso vicino al 30%. In piena pandemia la linea comunicativa del carroccio è stata più volte incoerente, mentre nelle regioni a guida Lega imperversava il virus. La polemica perpetua si è scontrata con un consenso crescente del Governo Conte, soprattutto del Primo Ministro, arrivato a quote di consenso personale oltre il 60%

Questo ha ridotto il potenziale consenso del partito con la spilletta di Alberto da Giussano di ben 9-11% , portandolo allo stato attuale ad un 21,9% di consensi. Esattamente opposta, la linea di Fratelli d’Italia, ritenuta più coerente, che ha permesso un travaso di consenso dalla Lega al partito di Meloni. Fratelli d’Italia però, una volta raggiunto il 17%, sembra non andare oltre, mostrando una grave difficoltà a sfondare verso il centro-destra di Berlusconi il cui consenso ormai non supera più il 10%.

In un’ottica di coalizione perciò la Lega sfonderà l’asse verso il centro, convergendo sull’europeismo da fast food, tenendo in bilico il banco del Governo, per erodere, insieme a Forza Italia, il 4-5% di consenso utile per le future elezioni politiche, unico obiettivo di un Governo di transizione. Mentre Giorgia Meloni acquisirà il 2-3% dei consensi dal Movimento 5 Stelle, nello specifico i delusi di un approccio morbido nei confronti di un possibile Governo Draghi. 

Il Partito Democratico, come la Lega nel Conte I, ha beneficiato dell’alleanza con il Movimento, fagocitando il consenso derivante dall’azione di Governo. In un solo anno infatti il partito di Zingaretti, stando ai sondaggi, è passato dal 14 al 20% dei consensi. Italia Viva invece in un solo anno passa dal 5,7% al 2,6 % dimezzando il consenso. Frutto di una scelta considerata folle anche da parte dei parlamentari del gruppo di Renzi, di staccare la spina al Conte II.

Il Movimento 5 Stelle, dopo un crollo verticale, sembra aver polarizzato il suo elettorato, che rimane fedelmente al 14% nei sondaggi.  Una linea possibilista sul Governo Draghi creerebbe un rinsaldamento dell’asse dell’area “progressista” di cui Conte ne è la massima espressione (11-12%) e avvierebbe però una piccola, ma ulteriore, emorragia, del 2-3%, proprio verso il partito di Giorgia Meloni.

E il partito di Conte? Una suggestione giornalistica o altro?  In tutti i casi non andrebbe oltre al 10% e sarebbero voti per 3/5 derivanti da elettorato PD-5S.

Ecco perché a nessuno oggi conviene andare al voto.

  • Lega da sola non si avvicina neanche alla metà del 50%, ed in coalizione con Fratelli d’Italia si fermerebbe al 36-39% , meno delle maggioranze create nel Conte I e Conte II. L’elettorato della Lega appare molto soddisfatta di una possibile nomina di Draghi.
  • Il centro-destra unito arriverebbe a 46-52%, ma la sintesi è difficile da trovare. Draghi sarebbe l’uomo giusto, ma come giustificare un uomo dell’Europa ad una coalizione, a parole, a trazione euro-scettica? E come giustificare la nomina di un Presidente del Consiglio non espressione diretta dei partiti, fuori dalle competizioni elettorali, dopo aver tacciato Conte di essere illegittimo? (totalmente errato ritenerlo tale, nella forma e nella sostanza della Costituzione). Ecco perché la Lega e Forza Italia dovranno palesare “senso di responsabilità” e picconare dall’interno i ministeri più deboli.
  • Il centro-sinistra unito, con appoggio del Movimento 5 Stelle, con Conte alla guida, potrebbe attestarsi al 48-54%, superando la coalizione di centro-destra, ma resta l’incognita Renzi.
  • Al netto della data da fissare, proclamazione e insediamento, un nuovo Governo non può nascere dalle urne se non con un minimo 6-8 mesi, tempi biblici in tempi di guerra.

Il taglio dei parlamentari poi è uno spettro per tanti, che sono certi di non essere rieletti. Ecco perché al momento nessuno ha il vento in poppa, ed una soluzione parlamentare resta la più attendibile, in attesa di una sana legge elettorale, per non ritrovarci ad andare alle urne con il rischio di esprimere un Parlamento ancora più fragile di quello attuale.

Tutto fa pensare ad un Governo formato con un Premier il cui nome riunirà intorno all’attuale maggioranza, un ampliamento alle forze europeiste, ovvero Forza Italia, Azione, + Europa, in primis. Potrebbero rimanere esclusi Fratelli d’Italia , alcuni partiti di sinistra e parte del Movimento 5 Stelle. 

In questo Draghi è l’uomo giusto per le consorterie, le lobby, le SpA, molto meno per i cittadini, che già nel meeting di Rimini (comunione e liberazione) lo hanno sentito preannunciare il suo arrivo, con dottrine economiche in salsa montiana.  Draghi è l’uomo giusto per ridare slancio al neoliberismo che ha falcidiato l’economia del nostro Paese, a vantaggio di massimi sistemi ed economie di scala, globaliste e affariste.

L’uomo giusto per scardinare il Movimento, il cui elettorato è quello meno sensibile al fascino del potente Mario. E’ qui che si gioca tutto; il Movimento è dotato di anticorpi per resistere al terzo sequestro politico? Le condizioni le dovrà dettare il Movimento, e dovranno essere piuttosto ambiziose.

 

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Economia post covid: idee per il rilancio.

ECONOMIA POST COVID ECCO ALCUNE IDEE PER RIPARTIRE VERSO UNA NUOVA ERA. La crisi economica e sociale determinata dalla pandemia non ha eguali per modalità ed impatto. Il profilo psicologico, finanziario, umano e culturale di ogni individuo è stato messo a dura prova. Come ogni crisi, anche questa, ha inciso maggiormente sulle fasce deboli della popolazione. Per deboli si intenda quelle fasce di popolazione svantaggiate per reddito, occupazione, posizione sociale o livello culturale, ma anche per legalità. Perché, oggi più che mai, scopriamo che vivere nell’illegalità, fuori dagli schemi di uno Stato,  significa essere esclusi, emarginati, senza diritti. 

Basti pensare a 3 milioni di lavoratori in nero, che erodono lo stato sociale, senza contribuirvi, e al contempo, se non dotati di forme di risparmi e di investimenti, sono privi di welfare, di assistenza. Basti pensare alle imprese che per eludere o evadere il fisco non rientrano nelle categorie del proprio codice ATECO, a titolo esemplificativo le palestre aperte come Associazioni No Profit.

La società, perciò la sua economia post covid merita di guardare lontano, di distaccarsi coraggiosamente e definitivamente dal neoliberismo. L’economia neoliberista ha sostanzialmente ritenuto che l’abbassamento delle tasse per ricchi e super ricchi portasse un aumento di investimenti. Al contrario si sono avallate delle dinamiche di accentramento di risorse. Le pratiche di liberalizzazione di “deregulation” hanno visto il mercato avvantaggiarsi di un potere sempre più autonomo, scevro da regolamentazioni, licenze e limiti imposti dal Legislatore. Un aumento delle aliquote minime, in favore di una diminuzione delle massime, ha portato ad una compressione della classe media, in favore di un aumento risicato, di pochi ricchi, ed uno, spropositato di nuovi poveri. 

In Italia il patrimonio di un dirigente è circa 5,6 volte quello di un impiegato. Una disparità presente su più comparazioni, che ha effetti devastanti in rapporto a salute pubblica, mentale e legalità. Tanto più forte è la disparità reddituale, tanto più forte sarà l’incidenza di negatività nei settori della salute e della legalità.

Data la premessa, la società che dovremo saper costruire, dovrà gradualmente interrompere il dominio di questa dottrina, in virtù di un “nuovo umanesimo” anche in campo economico.

Ecco 10 proposte per una nuova economia post covid.

  1. RIFORMA DELLE PIP. Il Piano per gli Insediamenti Produttivi in Italia è uno strumento urbanistico introdotto dalla Legge 22 ottobre 1971, n. 865 al fine di agevolare la realizzazione di aree specializzate ad accogliere insediamenti produttivi. Con lo sviluppo di nuovi mercati ed economie, questi insediamenti sono spesso diventati delle aree depresse, abbandonate. Il modello Silicon Valley ci insegna che agglomerare e infrastrutturare un’area vuol dire realizzare connessioni ultra potenti, hub logistici, snodi commerciali, uffici e dipartimenti, e contribuire perciò a portare fuori dai centri delle città traffico e mobilità. Vuol dire sviluppare nuove sinergie tra privati. Vuol dire dare vita a nuove realtà, a facilitare lo sviluppo di start up, riformare e recuperare capannoni dismessi, industrie abbandonate, efficientare un comparto su un’economia di scala e non più su poche imprese filantrope. 
  2. CROWDFUNDING DI STATO. Istituire un portale per il crowdfunding per finanziare progetti utili alla collettività. Una nuova forma di investimento, non più esclusivamente finanziario. Il crowdfunding di Stato può seguire due mission: a) micro opere – interventi con budget ridotti, su base locale, per piccole operazioni, interventi di necessità, urgenze e finalità sociali e culturali. b) macro opere – interventi per profili di grandi redditi, coinvolti nelle grandi opere, infrastrutture e necessità strategiche dello Stato, in cui il cittadino investe il proprio patrimonio, direttamente, partecipando ad un azionariato sociale.
  3. RIFORMA FISCALE. Diminuzione delle aliquote minime, aumento delle massime. Si torni ad un’equa distribuzione delle risorse, tramite la tariffazione delle aliquote. Introduzione della FLAT TAX al 5% (sotto i 10.000 euro – per dare l’occasione agli oltre 3milioni di lavoratori in nero, di emergere e rientrare nel welfare state), FLAT TAX 15% (già esistente – fino a 50.000) e FLAT TAX 30% (fino a 100.000 euro), aumento dell’aliquota massima dal 43 al 50% per redditi superiori a 100.000 euro. Inserimento tassa di investimento solidale, pari al 3% su patrimoni superiori a 900mila euro. Aumento tassazione delle buonuscite dei top manager. Romiti, Profumo, Geronzi, Cordero di Montezemolo, Colaninno, e tanti altri, hanno ottenuto buonuscite mediamente di 30 milioni di euro, tassati al 34-38%. Un aumento di tale tassazione tra il 60-64% sarebbe una scelta selettiva e incisiva. 
  4. ALIQUOTA UNICA PER COMMERCIO ELETTRONICO IN UE. Attivare un percorso di riforma europea sulla tassazione delle transazioni digitali in territorio UE. Tale aliquota, al netto dell’IVA imposta da ogni Paese, permetterebbe di scoraggiare operazioni di dumping fiscale, ed omologare l’unica cosa che può restare uguale per tutti perché prescinde dai contesti in cui si applica: il web. L’economia post covid non può non affrontare unitariamente alcune problematiche del mercato globale.
  5. PORTALE ITALIANO DELL’E-COMMERCE. In accordo con Poste Italiane, agevolando perciò la preesistente infrastruttura di logistica, realizzare il sito Nazionale dell’e-commerce, dove realizzare un’estensione delle attività fisiche presenti nelle nostre città. Una mappa Regione per Regione, in cui si può fare visita negli store di tutta Italia, e acquistare anche a distanza. Un supporto all’economia di vicinato, che diventa nazionale, condivisa, digitale. Prevedere un’area del sito dedicata al Made in Italy , con un canale preferenziale per le vendite all’estero.
  6. ESTENSIONE DETRAIBILITA’. Estendere la detraibilità a tutti i prodotti/servizi inerenti a Made in Italy, arte, cultura, spettacolo, turismo, commercio e artigianato locale. Si ottiene un doppio risultato, contrasto all’evasione fiscale e stimolo ad acquisti settoriali e qualificati.
  7. LEGGE PER OBBGLIARE ALL’UTILIZZO DEL PATRIMONIO PUBBLICO DA PARTE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI. Ogni anno in Italia spendiamo miliardi di euro per pagare affitti a privati. Uffici comunali, sedi provinciali, enti governativi, di rappresentanza, ASL e uffici ospedalieri, ambulatori, delocalizzati e attivi presso immobili di privati. Lo Stato possiede un enorme quantità di immobili. Riutilizzarli vuol dire portare a nuova luce immobili storici, spesso di pregio, e renderli utili alla collettività, che non avrà l’aggravio degli oneri di fitti passivi.
  8. EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DI TUTTO IL PATRIMONIO PUBBLICO. Accelerare il processo di autonomia energetica adeguando scuole, caserme, ospedali, trasporti.
  9. IMU E ICI per tutto il patrimonio della Chiesa. E’ inutile aggiungere altro, per chi possiede circa 1/4 del patrimonio immobiliare nazionale.
  10. SEMPLIFICAZIONE E TRASPARENZA. Creazione di un’APP che tracci come vengono utilizzate le tasse versate dai contribuenti dalle singole PA. Unificazione delle tasse e delle imposte. Riduzione modelli di contratti di lavoro, tramite moduli semplificati e procedure snelle.

QUESTE SONO ALCUNE DELLE MIE PROPOSTE PER UNA NUOVA ECONOMIA POST COVID. TU COSA NE PENSI? SE VUOI PARLIAMONE ANCHE SU FACEBOOK

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Patrimoniale di umanità.

Dall’ultimo rapporto CENSIS emerge che in Italia 1 milione e mezzo di persone posseggono un patrimonio totale stimato intorno a 1.150 miliardi di euro, aumentato di circa il 5% negli ultimi due anni. Un patrimonio di fatto pari quasi all’intero PIL nazionale, precisamente a 3/4 del prodotto interno lordo.

Persone che hanno un patrimonio finanziario superiore ai 500mila euro e tra cui prevale il senso dell’investire italiano. Emerge infatti che il 75% di loro sarebbe disponibile ad investire e finanziare la rinascita economica dell’Italia post covid. Solo il 18% teme l’ingresso di una tassa patrimoniale.

Il CENSIS riporta “Persuadendo la classe agiata a tenere in forma liquida solo una quota fisiologica del proprio portafoglio pari al 7% (oggi invece è superiore al 15%), sarebbero immediatamente disponibili 100 miliardi di euro da investire nell’economia reale. Risorse utili per realizzare i tanti progetti necessari per la ripartenza del Paese, come la costruzione di nuovi ospedali, residenze per gli anziani e asili, la digitalizzazione delle scuole, la banda ultralarga e quelle infrastrutture vitali che aspettano da decenni di essere compiute.”  

Solo il 26% suppone che l’utilizzo del patrimonio privato, per finanziare investimenti pubblici, sia un furto, il restante sostiene l’utilità di utilizzare tale ricchezza per sostenere l’economia reale del Paese, incentivando gli investimenti, purché siano mirati ed efficaci.

Lontano dai soliti cliché, i ricchi ed i benestanti, sembrano aver compreso meglio di tanti la lezione impartita dal Covid. Non c’è via di scampo, se non progrediamo insieme.

Ecco il rapporto CENSIS completo

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