Scenari politici 2021, ecco perché non conviene a nessuno andare al voto, ma è l’unica soluzione.

Solo 1 anno fa, e durante parte della pandemia, a Matteo Salvini sarebbe fortemente convenuto andare ad elezioni. La Lega infatti ad inizio 2020 aveva nei sondaggi un consenso vicino al 30%. In piena pandemia la linea comunicativa del carroccio è stata più volte incoerente, mentre nelle regioni a guida Lega imperversava il virus. La polemica perpetua si è scontrata con un consenso crescente del Governo Conte, soprattutto del Primo Ministro, arrivato a quote di consenso personale oltre il 60%

Questo ha ridotto il potenziale consenso del partito con la spilletta di Alberto da Giussano di ben 9-11% , portandolo allo stato attuale ad un 21,9% di consensi. Esattamente opposta, la linea di Fratelli d’Italia, ritenuta più coerente, che ha permesso un travaso di consenso dalla Lega al partito di Meloni. Fratelli d’Italia però, una volta raggiunto il 17%, sembra non andare oltre, mostrando una grave difficoltà a sfondare verso il centro-destra di Berlusconi il cui consenso ormai non supera più il 10%.

In un’ottica di coalizione perciò la Lega sfonderà l’asse verso il centro, convergendo sull’europeismo da fast food, tenendo in bilico il banco del Governo, per erodere, insieme a Forza Italia, il 4-5% di consenso utile per le future elezioni politiche, unico obiettivo di un Governo di transizione. Mentre Giorgia Meloni acquisirà il 2-3% dei consensi dal Movimento 5 Stelle, nello specifico i delusi di un approccio morbido nei confronti di un possibile Governo Draghi. 

Il Partito Democratico, come la Lega nel Conte I, ha beneficiato dell’alleanza con il Movimento, fagocitando il consenso derivante dall’azione di Governo. In un solo anno infatti il partito di Zingaretti, stando ai sondaggi, è passato dal 14 al 20% dei consensi. Italia Viva invece in un solo anno passa dal 5,7% al 2,6 % dimezzando il consenso. Frutto di una scelta considerata folle anche da parte dei parlamentari del gruppo di Renzi, di staccare la spina al Conte II.

Il Movimento 5 Stelle, dopo un crollo verticale, sembra aver polarizzato il suo elettorato, che rimane fedelmente al 14% nei sondaggi.  Una linea possibilista sul Governo Draghi creerebbe un rinsaldamento dell’asse dell’area “progressista” di cui Conte ne è la massima espressione (11-12%) e avvierebbe però una piccola, ma ulteriore, emorragia, del 2-3%, proprio verso il partito di Giorgia Meloni.

E il partito di Conte? Una suggestione giornalistica o altro?  In tutti i casi non andrebbe oltre al 10% e sarebbero voti per 3/5 derivanti da elettorato PD-5S.

Ecco perché a nessuno oggi conviene andare al voto.

  • Lega da sola non si avvicina neanche alla metà del 50%, ed in coalizione con Fratelli d’Italia si fermerebbe al 36-39% , meno delle maggioranze create nel Conte I e Conte II. L’elettorato della Lega appare molto soddisfatta di una possibile nomina di Draghi.
  • Il centro-destra unito arriverebbe a 46-52%, ma la sintesi è difficile da trovare. Draghi sarebbe l’uomo giusto, ma come giustificare un uomo dell’Europa ad una coalizione, a parole, a trazione euro-scettica? E come giustificare la nomina di un Presidente del Consiglio non espressione diretta dei partiti, fuori dalle competizioni elettorali, dopo aver tacciato Conte di essere illegittimo? (totalmente errato ritenerlo tale, nella forma e nella sostanza della Costituzione). Ecco perché la Lega e Forza Italia dovranno palesare “senso di responsabilità” e picconare dall’interno i ministeri più deboli.
  • Il centro-sinistra unito, con appoggio del Movimento 5 Stelle, con Conte alla guida, potrebbe attestarsi al 48-54%, superando la coalizione di centro-destra, ma resta l’incognita Renzi.
  • Al netto della data da fissare, proclamazione e insediamento, un nuovo Governo non può nascere dalle urne se non con un minimo 6-8 mesi, tempi biblici in tempi di guerra.

Il taglio dei parlamentari poi è uno spettro per tanti, che sono certi di non essere rieletti. Ecco perché al momento nessuno ha il vento in poppa, ed una soluzione parlamentare resta la più attendibile, in attesa di una sana legge elettorale, per non ritrovarci ad andare alle urne con il rischio di esprimere un Parlamento ancora più fragile di quello attuale.

Tutto fa pensare ad un Governo formato con un Premier il cui nome riunirà intorno all’attuale maggioranza, un ampliamento alle forze europeiste, ovvero Forza Italia, Azione, + Europa, in primis. Potrebbero rimanere esclusi Fratelli d’Italia , alcuni partiti di sinistra e parte del Movimento 5 Stelle. 

In questo Draghi è l’uomo giusto per le consorterie, le lobby, le SpA, molto meno per i cittadini, che già nel meeting di Rimini (comunione e liberazione) lo hanno sentito preannunciare il suo arrivo, con dottrine economiche in salsa montiana.  Draghi è l’uomo giusto per ridare slancio al neoliberismo che ha falcidiato l’economia del nostro Paese, a vantaggio di massimi sistemi ed economie di scala, globaliste e affariste.

L’uomo giusto per scardinare il Movimento, il cui elettorato è quello meno sensibile al fascino del potente Mario. E’ qui che si gioca tutto; il Movimento è dotato di anticorpi per resistere al terzo sequestro politico? Le condizioni le dovrà dettare il Movimento, e dovranno essere piuttosto ambiziose.

 

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