Dall’ultimo rapporto CENSIS emerge che in Italia 1 milione e mezzo di persone posseggono un patrimonio totale stimato intorno a 1.150 miliardi di euro, aumentato di circa il 5% negli ultimi due anni. Un patrimonio di fatto pari quasi all’intero PIL nazionale, precisamente a 3/4 del prodotto interno lordo.
Persone che hanno un patrimonio finanziario superiore ai 500mila euro e tra cui prevale il senso dell’investire italiano. Emerge infatti che il 75% di loro sarebbe disponibile ad investire e finanziare la rinascita economica dell’Italia post covid. Solo il 18% teme l’ingresso di una tassa patrimoniale.
Il CENSIS riporta “Persuadendo la classe agiata a tenere in forma liquida solo una quota fisiologica del proprio portafoglio pari al 7% (oggi invece è superiore al 15%), sarebbero immediatamente disponibili 100 miliardi di euro da investire nell’economia reale. Risorse utili per realizzare i tanti progetti necessari per la ripartenza del Paese, come la costruzione di nuovi ospedali, residenze per gli anziani e asili, la digitalizzazione delle scuole, la banda ultralarga e quelle infrastrutture vitali che aspettano da decenni di essere compiute.”
Solo il 26% suppone che l’utilizzo del patrimonio privato, per finanziare investimenti pubblici, sia un furto, il restante sostiene l’utilità di utilizzare tale ricchezza per sostenere l’economia reale del Paese, incentivando gli investimenti, purché siano mirati ed efficaci.
Lontano dai soliti cliché, i ricchi ed i benestanti, sembrano aver compreso meglio di tanti la lezione impartita dal Covid. Non c’è via di scampo, se non progrediamo insieme.