Con il termine touristification si intende un processo di turistificazione, ovvero una dinamica che porta una destinazione, a trasformarsi in oggetto di consumo turistico.
La turistificazione si applica in maniera performante solo sulle attività economiche, che di riflesso scaricano il danno sociale e le ricadute in termini negativi sulla comunità. Quando parliamo di touristification intendiamo prendere in esame la gestione incentrata sulla vendita del turismo inteso come mercato di prodotto e non di servizio, ovvero ad un’ottica speculativa che avvantaggia gli affari dei privati, con scarse incidenze positive sul territorio per occupazione e investimenti.
Gli elementi che evidenziano una dinamica di touristification sono i seguenti:
La touristification perciò trasforma l’opportunità di un settore in un speculazione di un mercato, rendendo oggetto di consumo la destinazione, privando la collettività delle ricadute che deriverebbero da una gestione integrata alla comunità locale. L’esempio più forte è Venezia, oggi, al tempo del Covid, una città vuota, apparentemente senza anima, in cui i residenti sono scomparsi ma le case, diventate strutture ricettive, sono sfitte, Hotel, B&B sono ovunque, ma vuoti. I bazar, le gondole, i ristoranti. Un’economia che si era trasformata in soggetto speculativo, con numeri da capogiro, e che oggi paga dazio, più di tutte le altre realtà turistiche che vanno messe in guardia dalla touristification.
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Il comparto in assoluto più colpito dalla crisi pandemica è quello del turismo, la cui anima si fonda sullo spostamento e sul pernottamento in altro luogo; quanto di base vietato ovunque. Un crollo che nei numeri non potrà che tornare ad un punto di equilibrio dopo anni di “normalità”.
Il turismo vale circa il 15% del PIL italiano, ma considerando l’indotto indiretto si potrebbe stimare intorno al 20%.
La crisi di Governo sta rendendo ancora più lento il già debole sostegno al comparto che al momento gode di questi aiuti:
La crisi colpisce soprattutto le mete internazionali, che vedono in Venezia, Roma, Firenze, Milano, Verona, Napoli le principali attrattive italiane che sole attraggono oltre il 60% del turismo internazionale nel nostro Paese.
Le restanti mete, ammiccano ad un turismo interno. Ecco le parole chiave del turismo del 2021:
La parola d’ordine resta digitalizzare. Ad oggi, solo il 43% degli operatori della ricettività è online con una propria presenza strutturata, preferendo portali orizzontali (Booking, Air B&B ecc.). Le commissioni, piuttosto che una scarsa identificazione della propria capacità attrattiva, ceduta alle strategie del pricing dinamico, fanno si che il turismo dominante sia mordi e fuggi, low cost, last minute e in alta stagione.
Una presenza strutturata permette un vantaggio competitivo nella bassa stagione, l’ottimizzazione di tariffe sul lungo periodo e l’aumento del pernotto medio, crollato nella domanda interna da 3,2 notti a 2,1.
Sviluppare la propria presenza online significa aggiornare continuamente i social (il 71% degli utenti cerca info, foto e dettagli sulle pagine social prima di scegliere la meta), entrare in relazione con operatori della propria area geografica, disporre di un sito totalmente responsive, ovvero di facile lettura su ogni dispositivo (il 59% delle prenotazioni avviene da smartphone) e con area booking riservata nel quale gestire la propria strategia di prezzo in maniera complementare e rafforzativa rispetto alle tariffe degli intermediari.
Buon lavoro e buona fortuna a tutti gli operatori del settore.
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Da una crisi può nascere una grande opportunità. Sembrano luoghi comuni, parole in libertà, eppure ci sono i dati a spiegarci che ci sono segnali evidenti di una necessità fondamentale: diminuire le quantità, aumentare la qualità. Un nuovo equilibrio.
Il turismo in Italia, nel complesso, rispetto al 2019 subisce un arresto del 49,7%, con 57 milioni di turisti in meno. Di questi, circa il 68%, ovvero quasi 39 milioni, direzionati dai grandi operatori nelle mete più gettonate e nell’alta stagione. Una mole immensa che effettivamente rispecchia la situazione in città come Venezia, la cui presenza del turismo di massa, ha lasciato spazio ad insolite camminate nel silenzio, lontano da file, attese e code.
Il turismo in Italia incide oltre il 14% del PIL, stesso numero, in miliardi, che quest’anno mancheranno dagli incassi della ricettività. Prima della pandemia, in soli 20 comuni d’Italia si concentrava 1/3 del flusso turistico, flusso che in concomitanza di alta stagione realizzava un overtourism dannoso e spesso neanche performante economicamente.
Tale scenario ha spinto e sollecitato dinamiche di mercato di stile predatorio: ristorazione e sistema extra alberghiero fuori controllo, aumento esponenziale dei prezzi, diminuzione dei servizi, rapporto dipendenti/ospiti ben sotto la capacità di carico.
Uno scenario meglio rappresentato dalla TURISTIFICAZIONE. Il fenomeno secondo il quale le città si prestano a diversificare, progettare e mutare la propria identità per accogliere il turista. L’esatto contrario del LOCALHOOD, la turistificazione si evidenzia con queste caratteristiche:
E allora? Quale è l’opportunità?
L’opportunità sta nel creare un nuovo modello di sviluppo turistico, realizzando itinerari fuori dai centri, implementando il flusso verso borghi autentici, basandosi su una progettazione di destination management che esalti le peculiarità del territorio, creando pacchetti localhood, di immersione nella quotidianità del luogo, nell’identità del territorio. Sostenere i percorsi ciclabili extra-urbani, mobilità elettrica a supporto di trasferimenti da e per le principali città. Percorsi esperienziali, per immergersi nella coltivazione, raccolta, produzione, preparazione enogastronomica e culinaria.
Spostare i flussi non solo significa decongestionare centri urbani al collasso, ma promuovere un territorio per il 70% inesplorato dal turismo estero, che sempre di più apprezza le caratteristiche autentiche del luogo che visita, ma non è indirizzato propriamente. Significa rivalutare ripristinare un equilibrio tra domanda e offerta, nonché rendere economicamente più performante le attività turistiche, che potranno contare su specifici gruppi che investono alla ricerca dell’autentico. In poche parole, per rendere semplice e più chiaro il discorso, il nuovo turismo può e deve realizzare un deflusso dai principali hub ai nodi di interconnessione territoriale. Da Roma, organizzare l’arrivo a Bassiano, dove alloggiare in una struttura tipica, prendere una bici e visitare fattorie e imprese dell’agro. Una navetta elettrica la sera ti accompagnerà nella vicina Sezze per una cena nel centro storico. E così via.
Significa coinvolgere e generare nuovi mercati, strutturare nuove offerte, ampliare la rete di investimenti lì dove il gap è notevole, offrendo, anche ai residenti, investimenti utili alla propria comunità. Pensate ad un piccolo borgo privo di rete fognaria. Pensate a piccole navette elettriche che possano collegare i paesini di un colle.
Pensate ad un turismo che si adatti alla comunità, al territorio e non il contrario. E’ questa la vera opportunità, governare il turismo senza esserne dominati.
Dai dati Eurostat e Citi Research, si stima che se dovessimo limitare l’orizzonte temporale ad un mese, il Corona Virus inciderebbe sul PIL con una riduzione del 3,6% . Sul turismo in particolare si è abbattuta una vera tempesta: l’annullamento delle prenotazioni, il blocco dei voli verso il nostro Paese, la sospensione delle gite scolastiche (che già da sola vale una fetta da 316 milioni di euro), la cancellazione di eventi (vedere il Salone del mobile e il Carnevale di Venezia), determinano un vero crollo nel settore turistico.
Come può essere ben compreso, arrivi e presenze determinano in sostanza un numero di turisti, ospiti, consumatori, che incidono notevolmente in un Paese a forte trazione turistica. Basti pensare che il 2019 ha visto in Italia 440 milioni di turisti, che hanno garantito all’intero indotto un’occupazione di circa 4 milioni di risorse.
Napoli ha già perso 15mila visitatori e si prevede una perdita del 30% per Pasqua;
Venezia perde il 40%
Riviera Romagnola disdette di massa (teme ricadute anche per l’estate)
Lazio c’è stato un crollo delle prenotazioni del 60-70% relative anche ai mesi dopo la Pasqua.
A Milano i dati di debooking arrivano all’80% e l’occupazione delle camere è attorno al 20%.
Allora cosa fare? Sicuramente l’intero 2020 sarà caratterizzato da una contrazione della spesa ed una maggiore densità stagionale, salvo che la pandemia abbia orizzonti temporali ulteriormente più estesi. Se anche l’Italia uscisse fuori prima e meglio di altri Paesi da questa situazione, sicuramente dovremo attenderci delle direttive per bloccare eventuali arrivi da Paesi che nel frattempo potrebbero vedere crescere il numero di contagi. Perciò in un’ottica a medio-breve periodo sicuramente dovremo incentrare gli sforzi su domanda ed offerta interna, incentivando turismo nostrano, e spostando l’eventuale domanda di mete estere sulle località italiane. Ecco alcuni spunti:
Inoltre restano svariate le iniziative che i privati possono adottare: impiego di percettori di reddito di cittadinanza, con conseguente sgravio fiscale, promozione digitale di strutture, prodotti e servizi, aumentando la capacità di consegna a domicilio o di prenotazione telematica, e mantenimento degli standard igienico-sanitari a prova di virus atti a consolidare le necessarie barriere al COVID19. Abbiamo talento, risorse e determinazione per farcela, e ce la faremo.
E’ boom, anzi è crisi, uguale agli altri anni. Sul turismo ogni anno si sprecano commenti, opinioni, valutazioni e post alla ricerca spudorata di like, condivisioni e viralità. La differenza tra un’opinione soggettiva ed una valutazione oggettiva è fornita dai dati. Diamo perciò un quadro oggettivo, basato su dati realistici e non su presunte valutazioni.
PREMESSA: gli unici numeri certi sono quelli derivanti dalle statistiche dell’Osservatorio del Ministero con ENIT e dall’ISTAT, e questi dati sono disponibili sui siti ufficiali, e riguardano l’anno precedente alla pubblicazione, ovvero, entro novembre-dicembre 2019 sapremo i dati del 2018. Allo stato attuale disponiamo dei dati 2017.
FAKE NEWS, SENSAZIONALISMO E PROPAGANDA.
No, la Puglia non è mai stata “eletta le Regione più bella del mondo”, non perché non possa puntare ad esserlo, ma perché non è mai esistita una nomination del genere. (Leggi l’articolo). Era solo una delle tante fake news prodotte per gonfiare il petto e promuovere subdolamente la nostra Regione.
Smontiamo da subito alcune notizie false o montate ad arte per sostenere la propaganda di alcuni amministratori più abili nella comunicazione che nella gestione turistica dei territorio. Sostenere che il turismo sia in aumento perché sono aumentati gli introiti da tassa di soggiorno è come sostenere che siano sempre di più i proprietari di prima casa perché più persone pagano il canone RAI. E’ il caso del Comune di Lecce dove l’evasione della tassa di soggiorno era tanta e tale che in un solo anno si è passati da poco più di 500 mila euro a oltre 1 milione. E’ evidente che un balzo del genere non può significare che le presenze siano raddoppiate, ma che gli ottimi controlli effettuati hanno evidenziato una grande fascia di evasione della tassa. Perciò non è raddoppiato il turismo, ma dimezzata l’evasione degli oltre 500 B&B in città.
Meno turismo di massa, più turismo di qualità? Qualità e quantità sono due concetti ben differenti e l’uno non esclude l’altro. La propensione alla spesa non è la capacità di spesa, e sarebbe folle pensare che un 20enne non sia in grado di spendere più di un 40enne, poiché la disponibilità del primo potrebbe essere data da un reddito genitoriale più alto e da una propensione al consumo più accentuato. Solo perché si è incapaci di governare, pianificare, gestire un mercato turistico, non si può sostenere che non sia un buon mercato. E’ il caso di Gallipoli dove oggi le presenza sono nettamente diminuite, con un sostanziale mantenimento nel mese di agosto, e qualcuno sostiene che questo ha portato ad un turismo “di qualità”. Come valutare la qualità di un turista? Dagli schiamazzi ? (chi li valuta?) Dalla spesa pro capite? Anche quando è conclamata la diminuzione dell’evasione fiscale, grazie alle nuove norme e all’aumento dell’utilizzo delle carte di pagamento al posto del contante. Una cosa è certa; la spazzatura e l’incuria c’erano prima, c’è adesso, e i locali dismessi potevano essere riutilizzati piuttosto che abbandonati al degrado.
Sono aumentati gli arrivi in Puglia. Si, ed è un trend destinato a crescere. E i servizi? Le ricadute economiche, sociali, occupazionali? Un buon amministratore non deve sbandierare i dati di un trend mondiale facendoli propri come fosse merito suo, ma dovrebbe dare risposta a queste domande, per governare un flusso in crescita, senza sottoporre i suoi cittadini ad altre dinamiche di turismo subito. 5 ore dall’aeroporto di Bari ad una località costiera del Salento, questo è il punto su cui lavorare. La puzza di fogna, le strade dissestate, l’assenza di rete, di indicazioni chiare, di guide interattive; l’assenza di strutture per le disabilità, i servizi animal friendly e tanto altro ancora, c’è da fare, tanto, troppo, invece di fare le cicale, bisognerebbe iniziare a lavorare come le formiche.
MA QUALE INTERNAZIONALIZZAZIONE? La Puglia, nonostante una costante crescita di presenze straniere, continua a rimanere tra i fanalini di coda, mantenendo un turismo prevalentemente italiano con una quota del 78,5% sul totale.
MA QUALE DESTAGIONALIZZAZIONE? La Puglia continua ad essere in cima alla classifica solo nei mesi di luglio e agosto, qualche miglioramento a maggio e settembre, il resto è il nulla che avanza. Non c’è nessuna località pugliese nella classifica annuale delle principali 50 località per pressione turistica, non c’è nessuna crescita contestuale sullo scenario italiano, ma solo in variazione % sugli anni precedenti su base regionale (dove ad incidere è un trend globale).
Da settembre, passata la sbornia agostana, si faranno tante chiacchiere post ombrellone, ed il turismo tornerà ad essere un tema in voga da maggio in poi. Chi ha battuto cassa difenderà il modello, chi non è riuscito a monetizzare lo maledirà, ecco perché il turismo dovrebbe avere, da parte delle amministrazioni, un’impronta manageriale, per dettare la linea, fornire strumenti, invece dei soliti tavoli tecnici utilizzati per stringere rapporti, relazioni e promesse elettorali.
Il turismo sfugge a chiare identificazioni, pertanto è sempre meglio parlare di turismi. In questo caso parliamo di quel flusso di informazioni, scambi dati e accessi in rete che generano il turismo digitale. Il digitale ha trainato nel 2017 una crescita del 4% nel comparto, facendo registrare un +9% proprio dal digitale che da solo è valso nel 2017 oltre 11 miliardi di euro. Le nuove stime parlano di un’ulteriore crescita, oltre i 14 miliardi di euro.
Non è certo l’unica prospettiva ma sicuramente il digitale si offre come la migliore opportunità da cogliere bene e subito.
Turismo digitale: cosa fare?
Ampiezza o profondità.
Innanzitutto mai supporre che il digitale sia un mondo parallelo. Nel digitale ci siamo dentro. Il web è l’estensione naturale del nostro vivere quotidiano. Curare gli aspetti fondamentali della propria attività, stabilire la propria offerta, decidere se agire con una strategia generalista o specifica, individuare le peculiarità della destinazione e produrre un sistema sinergico di collaborazioni per garantire servizi al turista, saranno i primi passi da compiere.
Ampiezza. Se ritieni che il tuo business possa garantire un’offerta generalista, ovvero non eccellente in poche cose ma buona in tante, allora dovrai realizzare un setting predisposto per garantire tanti servizi e prodotti che possano inglobare diversi tipi di target, in diverse stagioni e con differenti prezzi.
Profondità. Se individui un’attitudine specifica, delle peculiarità particolari, è il momento di scendere in profondità. Specifica la tua offerta, sii settoriale, diventa il migliore in ciò per cui il tuo business credi che sia orientato. Servirà del tempo ma verrà ripagato con una buona strategia di marketing mix.
Intermediazione o in prima persona.
Dipende dalle risorse, dal know how , dai tempi e dagli obiettivi. Avere l’intermediazione di portali di prenotazione è sicuramente una scelta vincente per il breve-medio periodo. Disintermerdiare l’attività, con una strategia propria di presenza online, mira ad obiettivi di consolidamento nel medio lungo periodo.
Booking. Rivolgersi a Booking come agli altri portali orizzontali permette di avere il sostegno di una struttura solida, che garantisce un applicativo veloce, intuitivo, assistenza ed una grande vetrina promozionale. La leva principale resta il prezzo, e qui il più alto rischio di cannibalizzazione.
Sito. Iniziare parallelamente un percorso di disintermediazione non è certo tempo perso. Una buona presenza online, coltivata nel tempo, darà soddisfazione, remunererà maggiormente e permetterà di gestire le strategie di prezzo in maniera autonoma, immediata e senza costi.
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BEST PRACTICE.
Analizza il tuo prodotto/servizio, carpiscine i punti di forza e quelli di debolezza. Prima di aprirti al turismo digitale, sii sicuro di aver curato l’offerta reale, bluffare nel web è pericolosissimo.
Crea un sito basato su informazioni chiare, geolocalizzate, facilmente condivisibili. Prepara una chatbox o un contact form adeguato per entrare in contatto con l’utente. Predisponiti alla messaggistica istantanea. Realizza un’area blog solo se puoi garantire continuità e sviluppo di uno storytelling coerente ed originale. Cura l’aspetto responsive, tutto deve essere perfettamente visibile da qualsiasi display, soprattutto da dispositivi mobili.
Proponi un’esperienza. Che tu abbia un B&B o un ristorante, o un maneggio, cura il dettaglio dell’esperienza che puoi proporre e far vivere. Senza un’esperienza il cavallo resta cavallo, la pizza una pizza, un letto un letto. Raccontala sui social, descrivi e narra una storia che renderà protagonista chiunque sceglierà di farne parte.
Social media management. Gestisci la tua presenza sui social in un’ottica 3.0. Non è sufficiente postare di tanto in tanto. Rispondi, commenta, cura la grafica, i contenuti, i video, le foto. Fallo con continuità, realizza un piano editoriale da collocare in un frame specifico. Vedrai che con del tempo e delle campagne a pagamento, mirate ad obiettivi chiari e specifici, arriveranno grandissime soddisfazioni.
QR code. Sembra desueta ma l’applicazione si è evoluta. Inquadrare una immagine con la fotocamera del proprio smartphone è cosa da tutti e di tutti i giorni. Utilizza questo strumento per consentire un collegamento diretto al web, lì dove può occorrere un’informazione immediata, condividere o acquisire video o audio guida.
Booking engine. Predisponi il tuo sito alla prenotazione online ma solo se sei in grado di assicurare un acquisto: facile, veloce e sicuro.
App e prenotazioni online. Non tutta la tecnologia è alla nostra portata. Se non hai le competenze necessarie non entrare in ambiti sconosciuti, potresti rischiare di non amministrare richieste, prenotazioni e creare gravi deficit gestionali.
Ultima ma non meno importante; non subire il web, governalo. Recensioni, commenti, valutazioni, spesso possono compromettere l’immagine della tua attività. Raccogli i dati, individua le criticità che ti vengono indicate e lavoraci per migliorarle. Sii corretto, educato e rispondi sempre, tranne alle provocazioni e alle violazioni della netiquette. Per quello basterà segnalare alle autorità o ai fornitori dei servizi.
Se hai bisogno di supporto nel realizzare la tua strategia e cogliere subito l’opportunità del digitale siamo qui per te.