Vincere le elezioni amministrative? Ecco i 10 comandamenti.
In molti mi hanno contattato anche solo per una consulenza a distanza, per la propria campagna elettorale, chiedendo quali “cose” vadano fatte per vincere. “Voglio usare i social” o “vedi se puoi fare qualcosa con la grafica”.
Ma per vincere le elezioni amministrative, in generale qualunque competizione elettorale, non è sufficiente organizzare una campagna di comunicazione, pensare ad un messaggio, a una grafica o usare bene i social, ma ci sono molti aspetti che non vengono tenuti in considerazione. Ed è opportuno che qui se ne parli una volta per tutte.
1- FATTORE TEMPO
A meno di enormi budget o di un personaggio molto forte e consolidato presso l’elettorato, esiste un tempo minimo di esposizione pubblica che deve essere garantita. Meno di 3 mesi, significa tentare la sorte.
2- MAPPA LA TUA AREA
Circoscrivi le zone, identifica luoghi, persone, problemi, risorse e opportunità delle diverse aree della tua città. Non supporre di conoscerla bene, il punto di vista è un altro.
3- ANALIZZA
Punti di forza e di debolezza del candidato (o soggetto della campagna). Minacce ed opportunità nel contesto elettorale. Benchmark: quale è il riferimento sul mercato, individua i concorrenti diretti ed indiretti, individua temi, elettorati, ASA (aree strategiche d’azione) per poter sviluppare un programma scandito sui temi più sentiti ed in linea con il tuo CV, con il tuo impegno e con la tua persona.
4- STRATEGIA
No, la campagna elettorale non è solo comunicazione. Accordi, programmi, sostegni, hanno bisogno di attenta considerazione. Studia le regole del gioco prima di giocare.
5- PROGRAMMA
Non lasciare nulla al caso. Avvicina intorno al tuo programma le risorse umane, economiche, e gli strumenti per poter portare avanti delle azioni condivise, efficaci ed impattanti.
6- PIANIFICA
La tua campagna deve essere riportata nero su bianco e considerare
a) Timing – quali tempi e in quanto tempo
b) Storytelling – quali temi
c) Frame – in che modo
d) Mood – quale insight trasmettere
7- MESSAGGIO
Chiaro, incisivo, unico e distintivo. Scegli un payoff che garantisca sintesi e trasversalità di riproduzione, facilità di propagazione. Sul cartaceo quanto sui social, deve essere un richiamo unico, coerente, rispetto alla tua persona, al tuo vissuto, al tuo programma, alla tua esperienza.
8- BRAND
Cura ogni aspetto della campagna come faresti per promuovere un brand. Tu ne sei il prodotto, e per stare sul mercato hai bisogno di un posizionamento chiaro e coerente. Da qui dipende l’uso degli strumenti di comunicazione, la scelta del comitato elettorale, toni, temi ed engagement che si potrà sviluppare con il tuo elettorato.
9 – MONITORA
Durante la campagna, fissa un giorno a settimana in cui monitori dati, raccogli informazioni. Crea un dataset composto da statistiche, accessi, flussi di dati provenienti da internet. Struttura un sito che possa avere delle call to action in grado di attirare sulle landing page i tuoi potenziali elettori. Analizza i dati dei social, metti a sistema le reazioni, il tenore dei commenti, e individua temi particolarmente sentiti.
10 – AGISCI / REAGISCI
Abbi la capacità di mettere in atto le indicazioni che arrivano da colleghi, amici, parenti, e soprattutto dai più soggettivi dati analizzati. Reagisci alle difficoltà, cerca di ribaltare alcune posizioni e situazioni scomode a tuo vantaggio. Rinforza i punti migliori evidenziandoli con lo stile che hai stabilito.
Se sei arrivato sin qui o sei un addetto ai lavori, o sei realmente interessato a vincere le elezioni amministrative. Alla prossima tornata non farti trovare impreparato CONTATTAMI anche sulla pagina Facebook
Parlare di covid è pratica comune, quotidiana, spesso inopportuna, sempre inappropriata, soprattutto se la professionalità fosse realmente un elemento di credibilità. Ma di questi tempi, anche la professionalità è una caratteristica insufficiente per la credibilità, smarrita dietro l’inseguimento della notorietà, delle ospitate in tv, dei libri in vendita, dei like e dei click.
Ed è così che, pur di ottenere visibilità si producono notizie, spesso contraddittorie, a volte infondate, ed in altri casi vere e proprie bufale. Ed è così, che si crea smarrimento, e si alimenta il proprio ego, ritenendo che, in tale caciara, la propria posizione possa essere valida tanto da difenderla quanto da diffonderla.
Ed è così, che il rapporto AstraZeneca-trombosi era solo un tema “no-vax”, salvo poi scoprire la relazione tra prima dose ed i casi scoperti negli under 50. Stessa platea a cui era stato consigliato il vaccino anglo-svedese, poi consigliato agli over 60, ormai terrorizzati. Ed è così, che prima “tutto chiuso”, poi “tutto aperto”, poi metà e metà. Così l’immunità di gregge con soglia al 70, poi all’80 ora al 90% dei vaccinati. Ma al 90 ci stiamo per arrivare, e quindi serve il “booster”, perché forse non hai più una buona risposta anticorpale, peccato che già si sapeva che il Pfizer non durasse 9-12 mesi, ma come tutti gli anti-influenzali la massima copertura va dai 3 ai 6 mesi. Eppure il greenpass dura 9-12 mesi, e chi glielo dice agli spavaldi vaccinati entro giugno, che adesso rischiano quasi quanto un non vaccinato.
E fatti il vaccino e non chiederti il perché, è gratis. No, costa 15 euro a dose e l’abbiamo già pagato con i soldi delle nostre tasse. Così come abbiamo già pagato il Sistema Sanitario Nazionale, e lo abbiamo pagato anche per i criminali, per gli alcolisti, per i fumatori, per i drogati, per gli incivili, anche se tu sei un Santo Vaccinato e giri senza mascherina tanto ormai sei uno dei Power Ranger. Ed il tampone vuoi che lo paghino i no vax? Ma il tampone serve a tutti, perché anche il vaccinato può contagiarsi e contagiare, ed è uno strumento di diagnosi che costa circa 2 euro ed è rivenduto come fosse in laccato in oro alla bellezza del prezzo “calmierato” di 15 euro.
Ed è così, che risale la curva dei contagi e da metà novembre si parlerà di pressione negli ospedali, torneranno le zone gialle. Avremo circa l’85% di vaccinati, ma si darà la colpa ai non vaccinati che ormai sono un’inezia statistica, meno di 7 milioni di persone over 12. Allora si punterà il dito verso gli under 12, perché veicolo virale, così aumentando la platea diminuisce il numero di vaccinati e giù con la vaccinazione ai bambini dai 5 ai 12 anni.
Si rinforzerà la campagna per la terza dose, detta booster come da dizionario del marketing farmaceutico, che di fatto è un richiamo e andrà fatto una volta all’anno come tutti gli anti influenzali (corona).
La stagione, il contesto, la prossimità, il quadro clinico dei soggetti, la capacità di tracciare il contagio e la rapidità della diagnosi sono tutti criteri ritenuti buoni per la campagna no-vax, eppure dovevano appartenere ad una buona campagna di vaccinazione, non all’immaginario di una sparuta compagine di seguaci del fantasy horror.
Bisognava tener conto di tante cose, di tanti elementi. Bisognava vaccinare bene, abbiamo preferito vaccinare tanto.
E così, in un turbinio di farneticazioni, di no vax contro ultrà vax, di free pass contro green pass, di idiozie e di profezie, saremo ancora una volta coinvolti nella guerra che vinceremo solo dopo aver perso tutte le battaglie.