Non possono essere usati giri di parole. La Puglia continua a non saper dare risposte alle necessità di un comparto turistico in ginocchio. Sebbene in crescita negli ultimi 10 anni, la Puglia continua ad avere un deficit gravissimo sotto il punto di vista della programmazione, e della gestione dei flussi. Nel 2019 (pre pandemia, quindi senza attenuanti) le strutture ricettive della Puglia accoglievano solo il 3,9% degli arrivi internazionali del nostro Paese.
La mancanza di una regia strategica, di una visione lungimirante e di una guida politica, ha portato il comparto del turismo ad avere un mercato composto da attività totalmente rivolte alla ristorazione (ben il 64% del totale delle attività) e alla ricettività (oltre il 14%). Mentre per servizi specifici di mobilità, intrattenimento, sport, accoglienza, tour, si dedicano, messe tutte insieme, meno del 22% delle imprese.
Circa il 60% degli arrivi in Puglia sono nelle province di Lecce e Foggia, segue Bari, scarse le performance di Brindisi e Taranto. La motivazione principale resta quella balenare, determinando così, ancora una volta la traiettoria stagionale del turismo made in Puglia.
Lecce presenta infine i tipici tratti della touristification, ovvero di quel fenomeno che, per mancanza di visione strategica, incapacità di governare i flussi e determinare le traiettorie del mercato, sta portando ad una sempre più palese mercificazione della città, come prodotto di consumo, e sempre meno come servizio esperienziale.
In soli 10 anni circa 260 residenti in meno nel centro storico e oltre 1.000 cambi di destinazione d’uso, con l’aumento incontrollato di B&B e ristoranti. Franchising al posto delle botteghe e la vita dei residenti si sposta sempre più nelle periferie, svuotando il centro storico di quella vitalità che l’ha reso uno dei centri più attrattivi e dinamici del sud Italia.
Eventi, o poco più. Qui si ferma la mano politica della gestione turistica in città, che attende una svolta digitale, un’implementazione dei servizi, una pianificazione di destination management, un’integrazione di servizi pubblici e privati, una regia comune per gli operatori. Insomma, siamo ancora all’anno zero.
Intanto, in mancanza di capacità di analisi, forniamo uno strumento di riflessione. Un’indagine svolta su un campione di 100 persone, per approfondire le lacune e provare a porre qualche interrogativo in più sulla gestione fallimentare del turismo a Lecce.