Avere una strategia politica vuol dire tanto, spesso tutto. La politica è strategia in tutte le sue sfumature. Diamo uno sguardo ad un caso eclatante di strategia politica, di come questa possa incidere sulle nostre vite, come possano orientare le nostre scelte e le nostre convinzioni. In questi giorni i nostri profili Facebook si sono riempiti di colore, foto modificate con una app che rende i nostri volti colorati, arcobaleno.
E’ un trionfo del “no”, quello cassato in America che sanciva la legittimità delle coppie gay desiderose di matrimonio. Negli stessi giorni Tsipras negoziava con l’Europa. Si scrive negoziato, si legge ricatto. A questo ricatto il buon Alexis ha provato a rispondere con un contro-ricatto. Non accettate le nostre condizioni? Allora faremo decidere ai greci. Sarà quindi il Paese, lo stesso dove la democrazia è nata, a decidere del proprio destino. Sembra assurdo ma la cosa più ovvia, la più democratica, cioè il parere dei cittadini, oggi va celebrata come un successo: il popolo torna sovrano. Appare dunque evidente l’influenza di una strategia politica a monte di tutte le attività di comunicazione.
Ma chi è il popolo? Di questi tempi si usa definirlo “popolino”: invecchiato, impoverito, impigrito, spaventato, sabotato e spesso incolto. Un popolo che subirà le pressioni dei grandi opinion maker e che verrà pressato dalle grandi corporazioni, lobby e strutture di potere che eserciteranno una propaganda filo europeista e ne è un’azione tipica quella che il FMI ha applicato per sabotare il turismo in Grecia (circa 1/5 del PIL). Una propaganda che tutti i poteri forti giocano senza vergogna, basti pensare ai servizi trasmessi dalla Rai dove “migliaia di europeisti in piazza per dire SI” in realtà erano a favore del “OXI” (NO).
Propaganda che è stata incentrata sulla paura, sull’incertezza del proprio destino, sul tema ” l’unione fa la forza e soli non possiamo stare “. Strategia politica, appunto. Per dare retta a questa tesi sarà sufficiente esprimere il proprio “si” la cui formula appare per logicità un’affermazione. Il diritto di non cedere ai ricatti (si dice siano riforme) di un’ Europa (economicamente parlando) che ha trattenuto ricchezze e distribuito regole standard per Paesi completamente diversi, passa attraverso il “no”, associato logicamente ad una negazione, una contrarietà, un’opposizione.
Come per il referendum su nucleare e acqua pubblica, anche questa volta un no vale un si.
Come fare allora ad associare al “NO” un concetto positivo ?
Questione di strategia politica e non solo, associare un negazione all’emisfero positivo è missione ardua ma non impossibile, qualche consiglio potrebbe tornare utile:
Sbagliatissima applicazione. Giocare sullo stesso piano (paura per paura) non fa altro che aumentare la sensazione di spavento, in questo caso vincerebbe solo chi spaventa di più. Non c’è dubbio, l’Europa. Nel cartello il comitato OXI (NO) associa il voto al “nemico unico”, la Germania.
Non è affatto semplice trasformare un “no” in un’idea positiva ma si può fare. A tal proposito qualcuno di voi ha già visto il film “NO, i giorni dell’arcobaleno” ? La visione è fortemente consigliata, a buon rendere.
Info sull'autore