Selfie di coppia al mare, in montagna, durante una cena tra amici o in una romantica passeggiata mano per la mano. Una foto ci sta sempre. Se da un lato non vedere foto della propria coppia o di se, sulla pagina del proprio partner, può far nascere qualche dubbio, non deve farci dormire sogni tranquilli il contrario.
Secondo più studiosi e analisti, la vita di coppia potrebbe essere in pericolo quando si fa un uso smodato delle foto pubblicate sui social. Secondo Nikki Goldstein, sessuologa ed esperta di dinamiche relazionali, postare tante foto della propria relazione potrebbe rivelare una forte insicurezza da parte dell’uploader ossessivo. Insicurezza incentrata sul proprio partner o su se stessi.
Perché si postano tanto i selfie di coppia su Instagram o Facebook? Per essere rassicurati dalle proprie cerchie online. I like sono terapie palliative per l’autostima carente, singola e di coppia”. Spesso chi posta di più è alla ricerca di conferme” sostiene l’esperta.
Oltre a questo aspetto, ancora più grave è la seconda osservazione che Goldstein fa: “pubblicare foto e video, in maniera compulsiva, rivela l’incapacità di realizzare il tempo che si vive e goderselo appieno, ed in una coppia è ancora più pericoloso. Spesso si perde più tempo dietro ad un filtro, si fanno e rifanno decine di foto, alla ricerca della migliore espressione, per avere conferme, per aumentare l’autostima”. Ciò vale per un singolo e ancor di più per una coppia. Filtri, hashtag, scatti e riscatti indicano non tanto la volontà di conservare un ricordo, quanto di affermarsi, confermarsi, assicurarsi e rassicurarsi.
Ma attenzione, non è finita qui: c’è la didascalia, il testo di accompagnamento al selfie di coppia.
“La mia donna”, “il mio sole”, “la mia luce”. L’indicazione possessiva rivela ancor di più l’insicurezza .
Sia chiaro, si tratta di comportamenti da analizzare nel singolo caso, ma un consiglio resta valido: non trasformate la complicità (della coppia) in condivisione (sui social). Qualche video, o dei selfie, non scalfiscono ma rinforzano, e come in tutte le cose, una dose di equilibrio è consigliata.
Il 23 e 24 giugno a Rimini è andato in scena il WMF17 , il festival dedicato al web marketing. Tra novità, aggiornamenti e conferme l’evento ha seguito un fil rouge basato sui “100 passi” da compiere. Sul palco si sono alternati in tanti, moderatori, relatori, profili di prestigio, penne e tastiere del più alto giornalismo italiano. L’apertura ha visto i Modena City Ramblers aprire il meeting proprio con l’omonima canzone “i 100 passi”, canzone che racconta la storia di Peppino Impastato. Da subito si comprende che sarà un WMF con uno sfondo fortemente etico. I 100 passi devono essere compiuti proprio in queste direzioni:
Un fitto calendario che ha visto susseguirsi tantissimi interventi. SEO, SEM, Social media e tanto altro ma vediamo di riassumere.
Le social media strategy si fanno sempre più complesse. Non basta conoscere un social network site ma sviluppare strategia su misura. Organico e a pagamento sono due dimensioni ormai parallele ed imprescindibili. I social si trasformano in strumenti di comunicazione digitale avanzata, si producono lead per generare liste di potenziali clienti interessati a prodotti e servizi. L’interazione evolve, in maniera automatizzata. Nascono le chatbot e diventano sempre più strumento di conversione all’acquisto durante il percorso decisionale o in fase di assistenza. La cura dei dettagli, la grafica, la qualità dei contenuti sono tutte peculiarità di un mercato che tende sempre più alla specializzazione. E-commerce e profili professionali, servizi e supporti, vengono presentati in questa quinta edizione. Il digital divide resta un problema evidente e mentre cresce la fruibilità mobile, resta fermo l’ambito e-commerce. Poco sfruttata la frontiera dell’esportazione online.
Insomma si tratta di una fase storica per il web marketing. Profilazioni sempre più dettagliate, azioni curate e strumenti specifici. Questa è la direzione giusta per tenere lontano dall’ambito professionale tanti ciarlatani che, cavalcando la crescita degli investimenti nel web, si improvvisa esperto, social media manager ed invece gabba il cliente creando un danno d’immagine e credibilità all’intero comparto.
Con il termine cyberbullismo si indicano tutte la azioni moleste, aggressive e prevaricanti che si possono attuare per via telematica. Prima con sms, poi con i social. Il cyberbullismo ha visto crescere a dismisura i dati delle vittime e spesso qualcuno, troppi, ci hanno rimesso le penne. Per la vergogna, per l’imbarazzo, per un senso di vuoto incolmabile che un’offesa, tracciata in un’incancellabile percorso del web, provoca alle vittime.
Da tempo nella rubrica PSICOSOCIAL cerco di dare informazioni, suggerimenti e diffondere notizie che possono rendere il web un posto più sicuro, o almeno meno pericoloso. Precauzioni, consigli che dai social alla navigazione sul web possono farti evitare truffe, metterti in guardia da pericoli, e farti prendere coscienza degli derive che alcuni atteggiamenti possono nascondere in termini psicologici.
Da oggi c’è una legge che permette oltre all’identificazione del reato, e quindi le relative responsabilità e sanzioni da appllicare, l’identificazione di processi a supporto delle vittime. Anche i minorenni potranno richiedere la rimozione di contenuti lesivi o dannosi. Nelle scuole ci sarà un incaricato referente a supportare le vittime. Inoltre la legge prevede attività di sostegno, formazione e rieducazione. In termini tecnici ancora molto lontani dalla tutela dei minori e di repressione delle azioni di cyberbullismo, ma da qualche parte bisognava pur iniziare. Quanto meno da oggi nel nostro ordinamento rientra il concetto di cyber bullo.
Che il 2017 sia l’anno della semplicità. Rincorrendo grandi sogni, speranze, desideri ma partendo dalle piccole cose, quelle semplici, quotidiane. Che restino ai margini gli sperperi, le boriosità, filtri e chirurgie estetiche. Che restino ai margini le apparenze, le complessità, le inutili complicazioni. Abbracciamo la semplicità, lo sguardo amico, il calore di un abbraccio, la gioia di un sorriso, la cura di un padre e la generosità di una madre, la complicità di un fratello, l’empatia di una sorella. Curiamo le piccole e semplici cose di tutti i giorni, quelle che ci circondano e quelle di cui è sempre meglio circondarsi. Allora un SEMPLICE #Buon2017 , non è facile ma… proviamoci.
Sindrome da selfie: In auto, in palestra, in locali pubblici o in momenti intimi, la sindrome da selfie è un fenomeno da tenere in considerazione.
Sempre più frequentemente appaiono su Instagram e Facebook foto ricavate da autoscatti, noti con la parola di selfie. Una tendenza sempre più diffusa. Un tempo, se scoperto nell’intento di mettersi in posa per un autoscatto, si provava un sussulto di imbarazzo. Adesso non esiste freno ne inibizione, il selfie è di moda. In auto, a scuola, al cinema, ovunque è il momento per un autoritratto.
Una tendenza così forte che si parla di sindrome da selfie, definita tale dall’APA (associazione psichiatrica americana), che sostiene esserci, dietro a questa moda, un disturbo narcisistico.
L’utilizzo esagerato del selfie può essere riportato a tre livelli di disturbo:
La sindrome da selfie si scatena nel momento in cui, inconsciamente, si attiva una pratica di ricerca del consenso, validazione e approvazione sociale, tradotto in un “like”.
Il rischio più grosso è quello di non avere l’approvazione necessaria, generando degli stati di frustrazione. Altresi si può
incorrere nel rendere standard il format che ha riscosso maggiore successo, nonostante possa essere deleterio per l’immagine stessa. Basti pensare ad una ragazzina, magari minorenne, che ha riscontrato maggiore successo con foto ammiccanti.
Ma perchè il selfie ha così tanto successo?
Il selfie è la condivisione della propria immagine, in differenti momenti e atteggiamenti, ma vogliamo davvero condividere il nostro volto, il nostro corpo con la rete? Oppure ciò che cerchiamo è solo consenso ? Nel secondo caso ricordiamoci che come non ce ne frega niente di un tale che si scatta la foto mentre si sta lavando i denti, poco se ne farà chi ti vede mentre pulisci casa, anche denudato, e ciò che otterrai è solo un gesto insignificante, rapido ed estemporaneo, pronto a scomparire nel tempo e nella memoria.
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