Tra le piccole strategie di comunicazione politica ce n’è una significativa. Sembra banale ma non lo è. Una regola fondamentale: il purché se ne parli! Una regola chiara, che non accetta alcuna eccezione. In molti osservano che, il come se ne parla, è una discriminante non da poco, nel giudizio complessivo che la comunicazione crea. Certo, ma fidatevi, parlarne male può rappresentare comunque un’opportunità.
Eppure questa è strategia di comunicazione politica, ma in tanti non la comprendono. Spesso presi dall’astio, dal fastidio, dalla repulsione, tendiamo ad attaccare, senza soluzione di continuità. Alziamo il livello dello scontro, inaspriamo i toni, cerchiamo qualsiasi appiglio per scalfire l’immagine del nostro nemico. Invece lo rafforziamo.
Anche la campagna elettorale di Trump si è basata su tutto questo. I mass media, l’opinione pubblica, i grandi giornali, Wall Street, le star di Holliwood, gran parte, spesso quasi la totalità, erano ostili a Trump. Nascono gruppi Anti Trump. Obama sosterrà di avere paura che un uomo pericoloso come Trump possa essere il Capo della Casa Bianca. Eppure in tanti americani, non certamente solo gli incolti, come qualcuno ha cercato di sostenere, si è fatto largo il Trumpismo. Trump cavalca la sua strategia di comunicazione politica, si posiziona in opposizione all’establishment ritagliandosi il ruolo della vittima dei poteri forti.
In casa nostra un altro esempio su tutti è Salvini. Abile il suo staff nel riposizionare l’intero partito, Salvini ha preso due soli temi che accomunassero il malcontento italiano, da nord a sud: immigrazione e pensioni. Si è rifatto il look, non più Lega Nord ma Lega, non più verde addosso, toni più istituzionali, niente ruspe, ed un Trumpistico “prima gli italiani”. Anche perché un “Prima gli italiani del nord, poi quelli del centro, poi quelli del sud, poi quelli residenti all’estero” non entrava.
Salvini durante il suo percorso ha provocato, infastidito. Ed i suoi “anti” sono corsi all’amo e hanno abboccato all’esca. I “no Salvini” , hanno riempito le piazze, si mobilitavano contro di lui. Eppure ecco il boom alle elezioni del 4 marzo; Salvini supera il mummia ed è leader della coalizione di centrodestra, più destra che centro.
Ed è cosi che funziona per molti degli argomenti sociali e politici. Pensate ai temi del fascismo e del razzismo. Sebbene il secondo sia una tendenza socio-culturale da estirpare con tutta la forza e la veemenza necessarie, il primo, ideologicamente un concetto legato alla politica e ad una sottocultura politica, vive di propaganda, di comunicazione, di diffusione della dottrina, delle pratiche, degli stili e del credo. Abbattersi contro, creare il dibattito sull’antifascismo significa rispolverare il fascismo stesso.
Ogni “anti” è la deliberata conferma che qualcosa a cui ci si oppone esiste. L’anti omofobia, nel momento in cui nasce, contribuisce all’omofobia stessa. Gli estremismi si nutrono di opposizioni, e più dura è l’opposizione, più essi si rafforzano. Gli estremismi tendono a portarti sulla propria strada, e nella solitudine mediatica, nella pochezza argomentativa, cercano temi che confinino con l’opinione comune, con il dibattito pubblico. Una volta creata questa promiscuità, cercano di piazzare la notizia: sensazionalismo, iperbole, provocazioni. Non seguirli, non cercare lo scontro provando ad inseguirli sul loro stesso campo è l’unica soluzione in comunicazione. Pensate alle piazzate dei campi rom , le ruspe, la legittima offesa, l’odio su Boldrini e Fornero. Il risultato è stato raggiunto, piazze imbestialite, bombe carte, spray che imbrattano pareti e scontri con la polizia. L’anti ha rafforzato il suo opposto.
Allora siete pronti ad annientare il vostro nemico? Non inseguitelo sul suo tema, rilanciate il vostro e a provocazione non rilanciare, ma mandate tutto in obliò, gli toglierete linfa vitale.
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Il 5 marzo ti sveglierai, illuminerai come al solito il display del tuo cellulare, poche notifiche o nessuna. Su whatsapp tutto tace. Scrollata Instagram e Facebook, solite notizie, soliti volti. Ti alzerai, andrai verso il bagno e penserai ad un’altra giornata da affrontare. Ma c’è qualcosa di diverso. E’ il giorno dopo le elezioni, ma ancora i risultati non sono certi. Si è votato per le politiche 2018 e tu ci sei andato, volevi provare l’ebbrezza di un collegio plurinominale. Anche se non ne hai capito le regole lo hai fatto per sentirti più partecipe, più cazzuto degli altri.
Il caffè è lo stesso, il giornale online ha giusto cambiato il banner pubblicitario. Ci dovrebbe essere qualcosa di nuovo nell’aria. Un governo nuovo, proposte nuove, aria nuova. Sei turbato, non capisci cosa sia successo nella notte. Hai sognato di scivolare all’indietro, di tornare indietro nel tempo. Eppure questa mattina è il 5 marzo 2018, non si è riavvolto il nastro, ti sei semplicemente svegliato in Italia.
Sono passati mesi di campagna elettorale, anzi, anni, perché siamo abituati ad avere una campagna elettorale permanente. Ti hanno promesso bonus, dopo averti tolto i diritti. Ti hanno garantito soluzioni ai problemi che loro stessi hanno creato. Un disco rotto, da anni la stessa cosa. Tutto cambia per non cambiare. La foto con un cagnolino, biciclette mai usate che fanno green e sportivo. Qualche post su Instagram per fare più social yeah!
Segui con trepidazione gli aggiornamenti per i risultati delle politiche 2018, ma niente. Ti toccherà aspettare che Enrico Mentana strapazzi a terra sfinito dalla maratona. Non ti lamentare è il Rosatellum bis baby.
Ancora niente risultati delle politiche 2018 sale la sensazione di disagio a tutto il tempo che in Italia sprechiamo. All’alba del secondo decennio è tutto rimasto fermo a “fascisti” e “anti fascisti”, i due lati della stessa medaglia. Perché durante la campagna elettorale pur di non spaventare nessun possibile bacino di voti non si è parlato mai (o quasi) di corruzione, evasione fiscale, mafia. Perché per i terremotati del centro Italia non sono stati buoni neanche a promettere. Perché per un possibile pugno di voti in più qualcuno ha lustrato ai piedi ai disabili, promettendo un Ministero, quando il tema non lo ha mai sfiorato. Aspetterai i risultati sapendo che il favoloso dossier di Fanpage sulla corruzione e le ecomafie doveva stravolgere un intero Paese, invece ha solo sconvolto la vita dei giornalisti coraggiosi che ora sono attaccati e processati.
Perché davanti alla ndrangheta che uccide in Slovacchia un giornalista, giovane quanto scomodo, nessuno ha parlato di un’Europa più unita, federale, coesa. Perché al posto di proposte costruttive hai sentito solo cazzate roboanti, dentiere gratuite, spedizioni Amazon di 600 mila vite umane non si sa dove, ma con Prime ci metteranno solo 24 ore.
Una sensazione sgradevole ti assalirà mentre vai a lavoro in auto, la solita radio, ti farà risentire le solite voci a commentare con le solite parole, gli stessi inutili risultati elettorali.
Il PD è sparito, la Lega Nord trionfa ma con il 20% non controllerebbe neanche un condominio. Il Movimento esulta ma come da vergognosa legge elettorale finisce sui banchi dell’opposizione. Casapound e Forza Nuova restano indegnamente dove neanche sarebbero potuti essere, ultimi in una competizione riservata alle forze partitiche che rispettano i principi costituzionali.
Avrai disgusto perché il tuo Paese resta fermo e qualcuno fa ancora la distinzione per razza, provenienza e religione, quando la più banale selezione dovrebbe essere tra buoni e cattivi, tra delinquenti e persone civili, e solo per questo indicare la porta di uscita o l’accoglienza.
Sarai disgustato perché solo in questo Paese ci poteva essere un parte politica così debole da avere un leader fermo alle lire e alle sue promesse di un futuro che non vedrà mai. Sarai disgustato perché si parla di populismi, ma in realtà sulla carta lo sono tutti. Come lo sono tutti, e non solo sulla carta, demagoghi, termine più corretto ma sparito dalla circolazione. Parlerai come al solito con i tuoi compagni, i tuoi colleghi, e capirai che il partito che hai sempre votato un tempo discuteva di moralità, ed oggi non vuole accettare lezioni da nessuno, quando qualche buon insegnamento forse ci avrebbe evitato qualche condannato di troppo.
Tornerai a casa con i risultati delle politiche 2018 sempre più vicini, sapendo che la questione morale si è andata a fare fottere e le liste erano piene zeppe di impresentabili. Preparerai la cena, consapevole di vivere in un Paese che ha il 2° debito pubblico più grande d’Europa e questo su di te pesa circa 40 mila euro. Sentirai le stesse voci che invece di informare e documentare vanno oltre, passano telecamera in mano a provocare reazioni scomposte di immigrati, spacciatori, che se scatta il pestaggio è un successo. Ti racconteranno un’altra Macerata, ma intanto oggi è un altro giorno pieno di stupri e abusi domestici o stalking lavorativi, da parte di quei santi bianchi italiani. E via Brioschi sparisce dai radar.
Ti guarderai allo specchio dopo aver sentito i risultati al Tg. Capirai che non è cambiato nulla, perché nessuno ha i numeri per governare, eppure grideranno alla vittoria tutti. Ora è tempo di una bella ammucchiata, di “senso di responsabilità”, di “rispetto delle istituzioni”. Abbiamo solo perso tempo e lo sapevamo, lo sapevano già tutti, colpevoli di aver partecipato ad una farsa. Nessuno ha i numeri per governare e nessuno, con questa legge elettorale e con questi partiti, li avrà mai.
Ora hai capito che non era un giorno come tanti, ma è rimasto tutto semplicemente lo stesso. Rincorreremo una nuova legge elettorale, ancora.
Attendendo giorni migliori arriverà l’estate senza mondiale e questo si che ci farà capire che qualcosa è finalmente cambiato, in peggio.
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