Come riconoscere un vero esperto di marketing prima di affidargli un lavoro? Va da sé che “tuo cugino fa siti” e “mio nipote è bravo coi disegni”, ecco 5 caratteristiche che ti permettono di distinguere un vero marketer da un ciarlatano.
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Studio Siculella è un’agenzia di marketing e comunicazione a Lecce che da anni è impegnata nell’analizzare mercati e contesti, progettare strategie su misura e realizzare dei piani operativi di marketing e comunicazione senza tralasciare l’analisi dei dati e la misurabilità delle azioni.
Come agenzia di marketing e comunicazione sviluppiamo le nostre capacità nel settore del turismo, della politica e delle piccole medie imprese. A dispetto di tante agenzie, mettiamo le competenze specifiche, la formazione settoriale e titoli di studio, a raccontare chi siamo, cosa facciamo e come. Non improvvisati insomma, ma professionisti del settore che mantengono prezzi bassi per progetti di qualità, in virtù dell’unico risultato che conta: il successo della tua attività. Diffidate quindi da un’agenzia di marketing e comunicazione che propone un sito, una locandina, un evento senza avervi asfissiato di domande, analizzato il mercato, approfondito sulla vostra attività.
Un sito, come una locandina, rappresenta un mezzo, uno strumento. A gestire quel mezzo, a muoverlo, ci deve essere una mente, una strategia che in base a: tempi, obiettivi, risorse e mercato, riesca ad avere un impatto positivo in termini previsti e prevedibili, misurabili e non solo auspicabili.
Studio Siculella, agenzia di marketing e comunicazione a Lecce ha sede in via Serafino Elmo ma opera in tutta Italia, in particolar modo a Roma. Il segreto della nostra continua crescita sta nella gestione del tempo e delle risorse. Dinamici, flessibili ma settoriali e specificatamente competenti in ciò che facciamo, riusciamo a fornire strumenti performanti per la tua attività perché pensati e non solo sviluppati.
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Solo dopo, se lo riterrete opportuno, vi proporremo un piano dettagliato con costi, tempistica, strumenti, risorse operative e finalità in coerenza con i vostri obiettivi e le vostre disponibilità.
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DATI DI FATTO. L’offerta eccede la domanda in ogni ambito, se non in caso di risorse scarse. Il mondo è globale e le barriere all’ingresso sono diminuite. Ceteris paribus il prezzo più basso vince e ci sarà sempre un prezzo più basso rispetto al tuo. Se le condizioni non le detti tu, sarà il prezzo a dettarti le condizioni. In assenza di specificità, servizi, informazioni, esperienza, intrattenimento, vince la logistica, il trasporto a domicilio, la comodità (leggasi anche pigrizia). Il commercio è tutto, è scambio, produzione, valore, economia. Il commercio è evoluzione, dall’alba dei tempi ad oggi. Eppure qualcosa è sfuggito di mano. Ad ogni periodo storico corrisponde una problematica di mercato: le guerre, l’automazione dei sistemi di produzione, oggi la rete.
NON C’E’ ALCUNA RETE CHE NON POSSA DIVENTARE UNA TRAPPOLA. Essere pro o contro la tecnologia non ha senso, è causa e conseguenza del progresso anche quando l’uomo non ha saputo governarla. Il web visto come cambio epocale ha abbattuto barriere spazio-temporali e di mercato, diluito le intermediazioni logistiche, spiazzato il commercio tradizionale, al bivio tra vecchi modelli e modernità; ma c’è una terza via, e la scopriremo in seguito.
IL RUOLO DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA. In ritardo, in netto ritardo. E questa volta non c’è da discutere di onestà, ma semplicemente di incompetenza. Il ruolo di un’amministrazione pubblica, oltre ad esercitare le proprie competenze in base al grado normativo e amministrativo di riferimento, è quello di fornire strumenti utili perché i fenomeni vengano previsti e quindi governati. In Italia continuiamo a procedere con un ritardo storico, che parte dalle scuole, finisce con l’alta formazione, e si riverbera nelle scelte quotidiane di consumatori e imprenditori. Un quadro fiscale complicato e particolarmente oneroso, l’incomprensibile incapacità di fare sistema, lo scarso livello dei profili eletti alle cariche di amministrazione pubblica, spesso non per merito e competenza, ma per bacino elettorale coltivato in cambio di favori e riconoscenze, portano l’intero Paese a ragionare di temi ormai vecchi. La moneta elettronica, il commercio digitale, le lingue, i nuovi mercati, la glocalizzazione sono temi ormai passati che in Italia ancora stentiamo a governare e spesso si crolla in vuoti normativi, ed in lacune manageriali.
IL RUOLO DEL COMMERCIANTE. E’ inutile pensare di fare di tutta un’erba un fascio. All’interno della categoria esistono svariate figure, dimensioni e dinamiche. Nel commercio si può insidiare la malavita, l’evasione, il racket, il riciclaggio, al contempo si trovano eroi moderni, coraggiosi imprenditori, gente appassionata del proprio lavoro, schiena dritta e testa alta che malgrado mille difficoltà alimentano un circuito economico, midollo di un’intero Paese. A questa gente, un’Amministrazione che si rispetti, deve volgere lo sguardo, difenderla con tutte le forze.
Ma anche questa figura, non è certamente esente da responsabilità. Supporre di non investire in formazione, nel digitale, in strategie d’impresa, in comunicazione e nel personale, nel 2020, è fuori dal tempo. Lo era prima, ancor di più oggi. Restare arroccati nella convizione che l’imprenditore sia una posizione acquisita e non un ruolo di importanza strategica (per la propria impresa e per l’intera società) è inammissibile all’alba del secondo decennio.
VICINATO VS AMAZON. Non c’è settore, non c’è mercato che non sia stato intaccato da un cambiamento di paradigma. Chi pensava di essersi messo in salvo, rispondendo a bisogni primari, ha dovuto fare i conti con la rete, la globalizzazione, la grande distribuzione, la concorrenza leale e quella sleale, la liberalizzazione selvaggia dei mercati, i mancati controlli. Ma questo rischia di diventare un gioco al massacro se non si comprende la quinta essenza della glocalizzazione: “agisci locale, pensa globale”. E’ un gioco al massacro perché il commerciante medio reagisce con la strategia di prezzo, andando a rinnovare saldi, sconti, promo, giocando ad un ribasso che non paga, anzi, l’effetto principale è la cannibalizzazione del valore venduto. E’ un gioco al massacro perché per quanto un’attività possa rimanere aperta, un negozio online non ha orari di apertura e chiusura ne divieti di sosta, problemi di parcheggio, multe o difficoltà di varia natura.
Si può essere e restare commerciante di vicinato se si è in grado di offrire esperienza, professionalità, cortesia, affiancamento nel processo di scelta, servizio pre-durante e post vendita, altrimenti la sola vicinanza non regge. Amazon è il risultato finale di tutte le nostre scelte quotidiane, non è la causa, ma la diretta conseguenza. Rischia di essere un massacro se dal basso le Amministrazioni non tutelano il proprio commercio, dal quale derivano grossi tributi. Diventa un massacro se vediamo nel digitale una minaccia e non un’opportunità e non necessariamente nel suo utilizzo, anzi, potrebbe diventare un valore aggiunto il distacco dalla rete a condizione di un servizio specifico che solo una persona in carne ed ossa e un luogo fisico può dare. E’ un massacro se continuiamo a parlarne, senza agire, perché siamo in ritardo, in gravissimo ritardo.
LA TERZA VIA. Il commercio attuale può tranquillamente ambire ad una gestione integrata che comprenda il digitale. Una bottega, un negozio di abbigliamento, un terzista puro, in generale una qualunque attività commerciale, può esercitare un ruolo determinante sul mercato se sarà in grado di agire su un piano organico. Riposizionarsi nel mercato attuale significa garantirsi una presenza digitale con la quale sostituire obsoleti, più costosi e meno efficaci strumenti di comunicazione. Significa mantenere intatta l’essenza della propria attività, ma adeguarla ai modelli di vendita basati non più esclusivamente sulla propria esperienza, ma su tecniche frutto di studi recenti e consolidati. La terza via esiste e si traccia con formazione, affiliazione a canali di vendita alternativi (on e offline) , strutturazione di un piano strategico a medio termine, gestione e analisi dati, conoscenza delle lingue e di altri mercati, con analisi di nuove opportunità. La terza via esiste dal momento che si abbandona la prima via, ovvero quella strada comoda ma non più proficua, quella intrapresa dal nonno o dal padre, e per eredità tenuta in piedi nonostante un modello di mercato ormai lontano mezzo secolo. Esiste una terza via quando ci si allontana dall’idea di saper fare tutto perché si è padroni della propria attività. La terza via esiste se (nonostante il cuneo fiscale) il personale lo scegli e lo formi senza considerarlo un costo ma un investimento, perché solo così puoi pretendere che il consumatore dia un valore e non solo un prezzo alla tua merce. La terza via esiste soltanto se ci si mette in gioco, professionalmente e personalmente, dal vivo e perché no, online.
Il black friday, ovvero il venerdì nero, è la giornata successiva al “thanksgiving day”, la festa di origine cristiana in cui si ringrazia Dio per il raccolto. Il giorno del ringraziamento cade il 4° giovedì di novembre, ed il giorno successivo viene dunque celebrato il black friday, l’inizio della stagione dello shopping natalizio.
Anticamente, il venerdì rappresentava la prima giornata utile per poter iniziare le vendite dopo aver ringraziato della prosperità e dell’abbondanza del raccolto. Proprio in questo weekend i bilanci dei commercianti cambiavano direzione dopo la stagnazione autunnale. La tradizione si è trasformata, con un appeal più capitalistico, e ha dato modo di svilupparsi in un giorno di super ribassi per avviare col botto le vendite natalizie. Ad oggi questo fenomeno in America interessa anche le borse di tutto il mondo, dove sui listini appaiono oscillazioni significative in virtù dell’andamento dei consumi.
MA PERCHE’ VENERDI’ NERO?
I libri contabili in america, quelli cartacei ovviamente, erano storicamente basati su due colonne, “in” – “out”, la prima segnava gli incassi, la seconda le uscite. Per redigere e distinguere la prima colonna, si segnava la contabilità in nero (guadagni), la seconda in rosso (perdite). Ed ecco spiegato perché i commercianti speravano fosse un “venerdì nero”, ovvero pieno di “in”.
AI GIORNI NOSTRI.
Il black friday si è diffuso in tutto il mondo, soprattutto grazie alle tecnologie. Ed è proprio il web a farla da padrona. Di tradizione è rimasto poco o nulla, tuttavia si da di fatto inizio alla stagione dello shopping natalizio. Come tutte le tendenze capitalistiche americane, una volta satura la domanda, si cerca di sviluppare nuove opportunità d’acquisto. E’ per questo che il lunedì successivo nasce il Cyber monday cioè il lunedì della tecnologia venduta a prezzi scontati. Nessuna tradizione, solo un’azione di marketing per creare un filone di giornate buone per le vendite. Dal black friday quindi si passa al black weekend, ed oltre.
PENSA GLOBALE, AGISCI LOCALE.
E l’Italia? I commercianti fanno male i conti, e non sarebbe la prima volta. Allineandosi a questa tendenza, aderiscono al black friday, notando un effettivo incremento delle vendite, ma di gran lunga meno corposo di Paesi come USA, UK, Germania e Francia, poiché novembre è storicamente un mese di contrazione degli acquisti in virtù di una mentalità sparagnina pre Natale. Ma a condizionare ancor di più il patetico sforzo di aderire al black friday, c’è un macro fattore di cui imprese e commercianti in Italia farebbero bene a tener conto: novembre è un mese fiscalmente impegnativo, dove si paga il maggior numero di imposte e tasse, sia da lavoro che da patrimonio. Per tutta risposta, lo Stato italiano, ben distante dai funzionamenti di altri Paesi, prevede azioni in supporto del consumo, dalle tredicesime ad un minor gettito di tasse fino ai successivi saldi, da dicembre a gennaio.
Ecco perché seppure considerando la tendenza globale, imprese e commercianti, ben farebbero a ricordarsi il contesto in cui operano, perché in Italia “nero” è tutto novembre e forzare le promozioni significa solo cannibalizzare l’offerta.
La rivoluzione 2.0 per gli esperti di marketing rappresenta una delle facilitazioni maggiori nel settore dell’analisi dei dati. Grazie alla realizzazione dell’ OSSERVATORIO 2.0 dello Studio Siculella, siamo in grado di incrociare e misurare: brand reputation, fattori critici e variabili utili per lo sviluppo di analisi di mercato.
Grazie all’osservatorio 2.0 infatti abbiamo misurato la brand reputation delle strutture ricettive del Salento, ancor prima di grandi società addette a tale compito. Da Tripadvisor, passando per booking.com e Facebook, con l’osservatorio 2.0 possiamo monitorare punteggi, recensioni e giudizi degli utenti. Incrociando dati, recensioni, e giudizi degli utenti e mettendoli a sistema, vengono rilevate la caratteristiche principali di domanda e offerta turistica, brand reputation, criticità di un’impresa.
Il Comune di Melendugno, una delle principali mete turistiche del Salento, nel 2016 commissionò a Studio Siculella, un progetto di comunicazione e marketing digitale. Utilizzammo l’osservatorio 2.0 per ricavare i dati inerenti ai giudizi dei turisti, scoprendo a malincuore che veniva rilevato un “aumento considerevole dei prezzi, in maniera indirettamente proporzionale a servizio/prodotto reso”. Inoltre categorizzammo le principali criticità in quattro macro aree. Le analisi e le documentazioni fornite da Studio Siculella si riferiscono dunque al risultato di un lavoro certosino e non a semplici dichiarazioni disfattiste.
Quali differenze tra professionisti del marketing ed improvvisati? Ve lo spieghiamo subito.
Sebbene la differenza tra un professionista ed un improvvisato possa essere colta rapidamente, spesso viene intesa astrattamente davanti ad una differenza di costi. Si tende a credere che un sito realizzato a 100 euro possa essere la scelta giusta rispetto ad un altro che da 500 euro. C’è di più, il sito potrebbe non essere lo strumento giusto per i vostri obbiettivi.
Ci sono 5 considerazioni che dovete tenere a mente: